Un bambino ogni 10 giorni muore per soffocamento, formazione manovre di soccorso riduce rischi

Nonostante le morti per soffocamento in Italia siano numerose, in pochi sanno come gestire queste situazioni emergenziali, anche tra gli operatori sanitari. Non stupisce quindi che ogni anno, nel nostro paese, circa 65mila persone muoiono per mancanza o ritardi nel primo intervento. “Solo per soffocamento, in Europa perdono la vita 500 bambini all’anno, in Italia uno ogni 10 giorni, con 1.000
ospedalizzazioni annuali legate a questi incidenti”, spiega Marco Squicciarini, docente di Consulcesi e medico coordinatore dell’attività di formazione di manovre di primo soccorso con l’impiego di defibrillatore (Blsd) del ministero della Salute. “In oltre la metà dei casi è presente un adulto non preparato ad
intervenire con manovre di disostruzione”, aggiunge.
Dagli operatori sanitari a genitori, formazione su primo intervento è fondamentale. Ai giovani medici neo-laureati che cercano di inserirsi nel settore lavorativo viene fin da subito richiesto il certificato Blsd come primo documento per iniziare a lavorare. Eppure, sono gli stessi che escono da un sistema che al momento non prevede questi corsi di formazione, neanche nella maggior parte dei casi nei piani extracurriculari e spesso non riconosce i crediti esterni di chi ha conseguito la certificazione attraverso il 118 nazionale.
Non è solo una questione che riguarda solo i medici o in generale gli operatori sanitari. “Dai caregiver degli anziani ai genitori fino al professionista della salute – evidenzia Squicciarini – si sta diffondendo sempre di più la consapevolezza di dover saper agire prontamente in situazioni emergenziali come l’arresto cardiaco o eventi di soffocamento”.
“Nel primo semestre 2005 abbiamo raccolto, in tutta Italia, 93.000 firme, con una iniziativa legislativa popolare, perché le manovre salvavita si insegnassero, con carattere di obbligo, nella Scuola Italiana” sottolinea Mario Balzanelli, Presidente di SIS118 e Membro del Board Scientifico del MOHRE. “Questa nostra iniziativa è diventata contenuto di legge dello Stato con l’articolo 1, comma 10, della Legge
107/2015. Abbiamo quindi contribuito alla stesura delle linee guida interministeriali, condivise tra MIUR e Ministero della Salute, per inquadrare i livelli di formazione e di addestramento nelle varie fasce d’età. Tra i contenuti dell’insegnamento, in prima linea, sono previste le manovre di disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo. Poi tutto si è fermato. Auspichiamo che sia la Scuola l’ambito privilegiato della acquisizione di queste competenze salvavita da parte di tutti i cittadini, del presente e del futuro”.
Passi in avanti con la distribuzione di defibrillatori nei luoghi pubblici
Guardando in particolar modo all’anziano e al bambino, Squicciarini ribadisce “l’importanza della buona conoscenza del Blsd per ogni tipo di assistenza attraverso il personale deputato all’alimentazione, che si trova ogni giorno di fronte a patologie neurologiche, alla gestione ed al trattamento di disturbi della
deglutizione come la disfagia, che di certo sono soggetti più esposti ad episodi di ostruzione delle vie aeree”. Un importante passo avanti in Italia in materia di pronto intervento in caso di arresto cardiaco improvviso è rappresentato dalla legge 116 del 2021. “Il Governo – sottolinea Squicciarini – ha iniziato una
importante distribuzione di defibrillatori ed entro il 2025 tutto il comparto pubblico dovrebbe essere dotato di questi e di personale formato, mentre dal 2025 l’obbligo sarà esteso anche ai privati, come avviene in molti paesi in Europa. Ma è fondamentale lavorare per colmare la mancanza di queste
conoscenze partendo in primis da medici e operatori sanitari, che a loro volta possono contribuire a preparare genitorie caregiver alla gestione dell’emergenza”.

LINK FONTE: https://www.corsi-ecm-fad.it/catalogo-corsi/medicina/corso-ecm-blsd-e-disostruzione-prevenzione-e-primo-soccorso-dal-neonato-allanziano-fragile/2214

Consulcesi – Massimo Tortorella

‘Insieme nella storia’, al via il progetto di Divertitempo e Fondazione Consulcesi per l’inclusione dei bambini con disabilità

Presentato il calendario delle attività 2023 delle due realtà associative 

Roma, 21 dic. 2022 Inclusione a ‘due vie’ tra bambini con diverse abilità cognitive. È questo l’obiettivo del progetto ‘Insieme nella storia’ dell’Associazione Divertitempo, sostenuto da Fondazione Consulcesi. Un percorso di otto appuntamenti che coinvolge bambini con difficoltà cognitive insieme a ragazzi normodotati, alla scoperta della Capitale. Si va da Palazzo Venezia a Castel Sant’Angelo, passando per i percorsi della Street Art capitolina e il battello sul fiume Tevere, accompagnati da un team di professionisti. 

“Un viaggio nella storia e nel territorio ma anche dentro sé stessi, a tu per tu con la nostra capacità di rapportarci agli altri, senza pregiudizi, attraverso la conoscenza e la capacità di ascolto” commenta Simone Colombati, Presidente Fondazione Consulcesi. “Questo progetto nasce dal desiderio dei genitori con bambini autistici e con altre difficoltà di dare loro l’opportunità di sentirsi sostenuti da una rete sociale tutelante, organizzata e fruibile per tutti” commenta Gianluca Morelli, il Presidente di Divertitempo.

Domenica 18 dicembre si è svolto l’appuntamento ‘zero’, incontro di partenza della collaborazione tra la Fondazione Consulcesi e l’Associazione Divertitempo con Xmas Biscuits. Una splendida domenica dedicata all’impasto di biscotti e altre leccornie dedicata a un gruppo di circa 16 bambini, tra cui anche figli dei dipendenti dell’azienda Consulcesi, la cui Fondazione sostiene il progetto. I ragazzi sono stati ospitati nel laboratorio di cucina Fai Tu addobbato a festa in un’atmosfera natalizia, con sottofondo di canti musicali. A contribuire al clima di gioia sono stati i bambini stessa che si sono messi in gioco con farina e lievito, e decorazioni, mentre erano intenti a divertirsi e a conoscersi. 

Calendario degli appuntamenti 

ROMA tra passato, presente e futuro è composta da 8 appuntamenti: 

  • 01 | LAND ART – Domenica 22 Gennaio 2023 ore 9:30 tra arte e natura 
  • 02 | GNAM – Domenica 19 Febbraio 2023 ore 10 c’è vita in un Museo 
  • 03 | PALAZZO VENEZIA – Domenica 19 Marzo 2023 ore 10 la marcia ronda 
  • 04 | STREET ART – Domenica 16 Aprile 2023 ore 10 vita da writer 
  • 05 | COLOSSEO ARENA – Sabato 14 Maggio 2023 ore 10 nell’arena dei Gladiatori 
  • 06 | CASTEL SANT’ANGELO – Domenica 28 Maggio 2023 ore 10 storia di un monumento 
  • 07 | OPEN BUS – Venerdì 9 Giugno 2023 ore 10 turisti per caso 
  • 08 | IN BATTELLO SUL TEVERE – Sabato 10 Giugno 2023 ore 10 

Fondazione Consulcesi, nasce dalla ferma volontà di Consulcesi Group, la più grande realtà in Europa dedicata ai professionisti della sanità, di far parte concretamente di un mondo che cambia e che si adopera in favore dei più deboli. Ispirata a principi di sussidiarietà, solidarietà ed eguaglianza, Fondazione Consulcesi testimonia il desiderio di mettersi al servizio del prossimo, degli individui più fragili, dei settori svantaggiati della società, condiviso da tutte le anime del Gruppo, dal Presidente ai dipendenti.

Associazione Divertitempo è una Onlus che realizza progetti di inclusione per bambini con disabilità. Nasce dall’esigenza di un semplice gruppo di amici di trasformare in realtà il sogno delle famiglie dei bambini “speciali”: dar loro l’opportunità di far vivere ai propri figli il territorio, così come ne usufruiscono tutti gli altri bambini; l’opportunità di sentirsi sostenuti da una rete sociale tutelante, organizzata e fruibile per tutti.

Visita il nuovo sito https://www.fondazioneconsulcesi.org/ e i canali social:

Massimo Tortorella

 

Scandalo ginnastica ritmica. L’esperto: “La dieta degli atleti sia elaborata insieme al nutrizionista”

A parlare è il dott. Emilio Buono, nutrizionista sportivo di campioni d’élite e formatore professionale 

Dal 1° novembre online il nuovo corso Consulcesi sul tema della nutrizione nello sport

«Una buona nutrizione non fa diventare un campione, ma un campione non può diventare tale senza una buona alimentazione». A ribadire l’importanza di un sano connubio tra sport e alimentazione è Emilio Buono, biologo nutrizionista che segue diversi atleti d’élite, a proposito dello scandalo che sta attraversando il mondo della ginnastica ritmica. Le pesanti dichiarazioni di Nina Corradini, 19 anni, e Anna Basta, 22, ex ginnaste della nazionale italiana di ginnastica ritmica hanno innescato un clamore mediatico senza precedenti e un effetto a catena di testimonianze da tutta Italia, che stanno facendo tremare il mondo della ginnastica ritmica e non solo.

«Soprattutto quando si gareggia ad alti livelli, la nutrizione è un aspetto fondamentale della preparazione atletica e diventa un vero e proprio alleato, indispensabile tenerne conto per raggiungere gli obiettivi sportivi», precisa Buono.  «Sacrificio e forza di volontà sono necessari per raggiungere livelli alti nello sport, ma non possiamo dimenticare la salute e il benessere generale dell’atleta. Per questo, è indispensabile che sia un professionista a dialogare con l’atleta e con i genitori, in caso di minorenni. Inoltre, è importante creare un rapporto umano con lo sportivo, che lo faccia sentire seguito e incoraggiato e mai e in nessun caso umiliato di fronte ad una difficoltà o una caduta», precisa Buono.

«La nutrizione sportiva è una scienza in evoluzione, la ricerca sugli alimenti associati allo studio del corpo umano è vivace, noi nutrizionisti dobbiamo costantemente tenerci aggiornati. Per questo motivo, mi dedico all’attività di formazione e il mio ultimo corso ‘Nutrizione negli sport di potenza e resistenza’, disponibile sulla piattaforma Consulcesi, aiuta i professionisti sanitari ad elaborare piani alimentare specifici per determinati allenamenti o gare».

Consulcesi – Massimo Tortorella

Relazioni tossiche: l’amore patologico colpisce almeno il 5% della popolazione, eppure è sottodiagnosticato.

Gori (docente Consulcesi): “Ce ne accorgiamo solo quando sfocia in gesti estremi,
necessaria sensibilizzazione tra medici ed educazione affettiva”

Roma, 19 ott. – Violenza, aggressività, comportamenti che rasentano quelli di un disturbo ossessivo-compulsivo: sono solo alcuni dei segnali visibili di una relazione disfunzionale e tossica che può originarsi da un caso di ‘limerenza’ ignorato.

Ad accendere i riflettori su una patologia tanto diffusa quanto ancora sconosciuta perfino dai professionisti della salute, è Maria Cristina Gori, neurologa e psicoterapeuta che con Consulcesi lancia il nuovo corso di formazione ECM “Limerenza: quando l’innamoramento diventa patologia”.

Una condizione che interessa ben il 5% della popolazione complessiva, ma secondo gli esperti sottodiagnosticata a tal punto da far pensare che le reali stime si aggirino attorno al 20%, “soprattutto fra gli adolescenti, maggiormente esposti all’influenza dei social media, ottimi facilitatori del processo di idealizzazione alla base di questa patologia”.

“Si tratta di uno stadio quasi ossessivo dell’amore romantico. Una condizione che parte dall’innamoramento, forma di delirio sebbene normalizzata e accettata, caratterizzata da un attaccamento e un bisogno di reciprocità estremi e che porta ad una progressiva alienazione da sé stessi e dalla realtà dalle pesanti conseguenze”, racconta la Gori cercando di delineare il complesso quadro di un fenomeno “assolutamente mentale” (ossia indipendente dai segnali mandati dall’altro) che può portare ad essere “disfunzionali nella quotidianità”, impattando il singolo e la comunità di cui fa parte.

“Si smette di essere genitori, figli, perfino compagni; si perde interesse nel mondo esterno, nella propria professione e in tutto ciò che non riguarda l’oggetto di limerenza; si diventa incapaci di guardare oggettivamente e razionalmente ai difetti di questo e non ci sarà comportamento o parola in grado di farci distogliere da questo intenso desiderio”, prosegue l’esperta che nell’e-book disponibile fino al 31 dicembre 2022 (termine ultimo per l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori) raccoglie quanto si sa finora su questa condizione di innamoramento patologico, non mancando di evidenziare i rischi di una scarsa se non assente educazione affettiva nelle famiglie e nelle scuole italiane.

“Nei casi estremi, la limerenza può sfociare in atteggiamenti ossessivi e nei fenomeni di aggressività che ritroviamo sulle prime pagine dei giornali”, avverte la Gori che ribadisce il ruolo dei medici e di tutti i professionisti sanitari nella prevenzione e nella diagnosi precoce. 

Come spiega ancora la dottoressa, l’idealizzazione dell’amore che caratterizza la nostra Storia e che passa attraverso le arti e la letteratura, fa sì che ancora troppo spesso intendiamo l’amore solo in termini romantici, impedendoci di identificare la tossicità di un rapporto prima che questo sfoci in malessere, o peggio, in “comportamenti criminali”. 

“Sebbene non vi siano ancora dei criteri di diagnosi universalmente riconosciuti, alcuni strumenti sono già disponibili ai professionisti”, ricorda la Gori, “che dovrebbero essere in grado di riconoscere i segni premonitori di questa ed altre patologie della mente prima che queste danno luogo a situazioni limite e che dovrebbero sensibilizzare giovani e adulti all’ “arte di amare’”, conclude l’esperta citando il noto libro Erich Fromm.

Massimo Tortorella

Test Medicina: 3 studenti su 4 “bocciati”, ma con il ricorso è possibile rientrare

Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di un gruppo di   aspiranti medici, esclusi alla selezione iniziale, ammessi alla facoltà di Medicina con riserva. Grazie al sostegno degli avvocati di Consulcesi, ora sono a tutti gli effetti studenti di Medicina e potranno realizzare il sogno di indossare il camice bianco.

Roma, 3 ottobre 2022 – Qualche giorno fa sono state pubblicate le graduatorie per l’accesso alla Facoltà di medicina. Come atteso, 3 aspiranti medici su 4 sono stati “bocciati”. Sugli oltre 65mila partecipanti sono solo circa 14mila ad aver raggiunto l’obiettivo. Ora più di 50mila studenti sono costretti a passare al “piano B”: oltre a cambiare facoltà o riprovare di nuovo i test, c’è una terza via. Si tratta del ricorso, un’opzione che grazie al sostegno legale di Consulcesi ha già permesso ad alcuni studenti di entrare nella Facoltà di Medicina nonostante non avessero superato la prova d’ingresso. 

Infatti, proprio di recente il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso presentato da alcuni studenti ha permesso loro di scriversi definitivamente alla facoltà di Medicina e realizzare finalmente il sogno di diventare medici. “E’ una vittoria importante contro un sistema ‘malato’, come quello del numero chiuso, che ogni anno esclude decine di migliaia di studenti che sognano di indossare il camice bianco”, sottolinea Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Gli studenti che hanno deciso coraggiosamente di non rassegnarsi agli esiti negativi di un sistema di selezione sbagliato, che non premia il merito, ora possono raccoglierne i frutti e continuare serenamente il percorso accademico scelto”, aggiunge.

Prima della sentenza gli studenti ricorrenti erano iscritti a Medicina con riserva. Questo ha permesso loro di seguire a tutti gli effetti il programma formativo previsto dalla facoltà scelta in attesa dell’ufficializzazione della loro iscrizione. Ora, nell’ammettere il ricorso, il Consiglio di Stato ha valutato in maniera positiva il brillante percorso accademico intrapreso dai ragazzi. Grazie al sostegno degli avvocati di Consulcesi, hanno dimostrato con i fatti che la loro esclusione dalla facoltà era stata un errore. “Per questo Consulcesi non smetterà di offrire il proprio appoggio a tutti gli aspiranti medici esclusi al test d’ingresso” evidenzia Tortorella. Gli studenti che ritengono di essere vittima di una grave ingiustizia possono infatti contattare dal sito i legali di Consulcesi che offriranno loro una consulenza sull’opportunità di avviare o meno l’azione di ricorso.

Nel frattempo, è stato pubblicato il decreto ministeriale 1107/22 che ha l’obiettivo di riformare, per il prossimo anno accademico, le prove per l’ammissione alla Facoltà di Medicina. Il decreto contiene le nuove modalità della prova di selezione che prevedranno un primo test già a partire dal mese di aprile 2023 in modalità cosiddetta TOLC (Test OnLine CISIA). Tuttavia, le procedure connesse alla graduatoria unica nazionale, e le modalità operative con le quali verrà formata sulla base dei punteggi dei TOLC, saranno disciplinate con un successivo provvedimento di competenza della Direzione Generale del Ministero dell’Università. Quello che sappiamo ora è che per partecipare ai test TOLC sarà necessario effettuare l’iscrizione sul portale cisiaonline.it. Il CISIA è il Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso senza fini di lucro, formato esclusivamente da atenei statali e supporta le università nella realizzazione e nell’erogazione dei test per la verifica delle conoscenze funzionali all’accesso ai corsi di studio universitari. Per l’anno 2023 saranno fissate le date per le prove rispettivamente nei mesi di aprile e luglio, il calendario sarà definito entro novembre 2022 con un provvedimento del Direzione generale del ministero. I test saranno somministrati in presenza, presso la sede scelta dal candidato al momento dell’iscrizione, attraverso la piattaforma informatica CISIA, in postazioni ad hoc predisposte dagli atenei. Le credenziali di registrazione del portale daranno peraltro la possibilità ai candidati di accedere ad esercitazioni, corsi di formazione a materiale di orientamento, nonché, all’esito dei test svolti anche a confronto con i risultati in forma aggregata ottenuti dagli altri partecipanti.

Potranno accedere ai TOLC tutti gli iscritti al quarto o quinto anno di una scuola secondaria, nonché tutti coloro che sono in possesso di un diploma di scuola secondaria. La speranza è che in questo modo almeno per i più giovani si riducano le criticità e le perdite di tempo dovute alla ripetizione dei vecchi test annuali e aumentino le possibilità di entrare a medicina. “Aspettavamo da molto tempo una riforma del vecchio sistema”, evidenzia Tortorella. “Ancora non sono chiare le modalità operative e i criteri in base ai quali sarà stilata la graduatoria. Consulcesi continuerà a seguire con attenzione – continua – ogni nuovo aggiornamento sull’argomento sempre nell’interesse dei ragazzi aspiranti medici”. 

Con il servizio Numero Chiuso, Consulcesi ha messo a disposizione un canale dedicato gratuito attraverso cui i ragazzi possono segnalare irregolarità, riportare dubbi e perplessità e contattare tempestivamente i legali Consulcesi per una consulenza gratuita.

Body shaming e magrezza patologica: formazione e consapevolezza per contrastare i nuovi fenomeni social

Consulcesi lancia il nuovo corso per camici bianchi sui Disturbi del comportamento alimentare 

Una deplorevole challenge è divenuta virale su TikTok. È la “Boiler summer cup” e nel mirino dai giovani, ancora una volta, sono le ragazze in sovrappeso. Adescarne una con un peso maggiore e condividere “il bacio di prova” sulla piattaforma: questo l’ultimo fenomeno di bullismo e body shaming online che conferma e rafforza una cultura errata del corpo e rischia di causare un aumento di disturbi dell’alimentazione che già riguardano un numero allarmante di persone.

Per far fronte alle ultime, preoccupanti tendenze e in occasione della Giornata Mondiale dei disturbi alimentari, che si celebra il 2 giugno, Consulcesi Club riaccende i riflettori su quelli che sono ormai un problema sociale lanciando il corso “I disturbi del comportamento alimentare: dall’anoressia al binge eating – a letto senza cena” rivolto a medici e operatori sanitari.

Peso e forma fisica sono sempre più motivo di malessere psicologico, soprattutto tra i più giovani che sui social media si trovano a confrontarsi con modelli di magrezza spesso patologica. Basti pensare che gli ultimi dati registrati, risalenti all’anno pandemico, mostrano un aumento del numero di casi pari al 40% rispetto all’anno precedente.

“È ormai divenuto indispensabile sapere come e quanto social e web in generale influiscono sui comportamenti alimentari, soprattutto tra i più giovani, già considerati categorie a rischio per i disturbi a questi legati. Tutti i professionisti della salute devono allearsi per prevenire la comparsa delle patologie e ingaggiare la popolazione rispetto a un fenomeno tanto pressante”, commenta Stefano Lagona, Psicologo Psicoterapeuta alle cui cure l’azienda leader nella formazione ECM ha affidato la nuova formazione ECM.

“Oltre a patologie come anoressia e bulimia, che negli ultimi decenni hanno visto un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza fino a riguardare bambini e preadolescenti, stiamo assistendo alla nascita e rapida diffusione di nuovi comportamenti devianti come l’ortoressia, la drunkoressia, bigoressia e pregoressia”, spiega ancora il dottore.

Si va da un’esagerata attenzione per la qualità del cibo e il desiderio continuo di depurarsi, alla pratica della restrizione delle calorie in modo da poter consumare più alcol e non aumentare di peso, dall’abuso di esercizio fisico e di anabolizzanti per scongiurare la convinzione di apparire piccoli ed esili, fino al disturbo alimentare che affligge le donne incinte che non vogliono aumentare di peso e, per questo, si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche.

“Queste patologie – continua Lagona – per la loro complessità hanno bisogno di un lavoro specializzato e integrato tra le varie figure professionali con l’obiettivo di una diagnosi corretta e precoce, quindi di una tempestiva presa in carico del paziente”.

Come spiega il dottore, se non trattati in tempi e modi adeguati, questi disturbi possono infatti diventare una condizione cronica, compromettendo organi e apparati, e portare alla morte nei casi più gravi. L’insorgenza precoce è poi motivo di ulteriore preoccupazione perché gli effetti associati a corpo e mente sono molto più gravi dal momento che tessuti, ossa e sistema nervoso centrale non hanno ancora raggiunto la loro completo sviluppo.

Il corso sarà dunque l’opportunità per i professionisti della sanità di approfondire le nuove cause legate a questi e nuovi disturbi, non mancando di considerare il ruolo e il supporto alle famiglie. “Guarire completamente è possibile ma richiede un’alleanza tra gli specialisti, una prevenzione dell’insorgenza, l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio, la riduzione della gravità delle patologie e, non meno fondamentale, il miglioramento delle strutture presenti sul territorio”, conclude Lagona. 

Consulcesi – Massimo Tortorella

Cure palliative: solo 1 paziente con ictus su 5 riceve consultazione. Rosaria Alvaro (SISI): Necessaria maggiore cultura di questi trattamenti’

Con il nuovo corso Consulcesi Club i camici bianchi ampliano il loro sguardo su cure palliative

Solo 1 persona su 5 ospedalizzata a seguito di un grave ictus riceve una consultazione per cure palliative. Questo quanto evidenziato dal recente studio pubblicato sul  Journal of Pain and Symptom Management, in cui si ribadisce l’importanza dei trattamenti volti ad alleviare le sofferenze dei pazienti “indipendentemente dalla loro prognosi” e superando il concetto di cura palliativa uguale malattia oncologica in fase terminale.

“I dati americani sono molto vicini alla situazione italiana ed europea. Ancora troppo spesso l’impiego di trattamenti palliativi è limitato al fine vita, e anche in questi casi le terapie non vengono necessariamente avviate se non quando le sofferenze sono in uno stadio troppo avanzato”, commenta Rosaria Alvaro, presidente della Società Italiana di Scienze Infermieristiche che con Consulcesi Club ha progettato un corso volto a formare e sensibilizzare i professionisti della salute sui trattamenti palliativi e la gestione del dolore acuto.

Riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come un diritto umano e un “imperativo morale di tutti i sistemi sanitari”, di cure palliative si stima ne abbiano bisogno oltre 56,8 milioni di persone al mondo ogni anno, un numero in crescente aumento a seguito dell’invecchiamento della popolazione e alla crescita di malattie non comunicabili e di altre patologie croniche.

“Nel nostro Paese, la Legge 38 del 2010 ha sicuramente rappresentato un passo avanti nel riconoscimento del diritto di accesso alla sedazione palliativa, sancendo che il sistema sanitario deve essere in grado di fornirla ‘in tutti gli ambiti assistenziali e in ogni fase della vita e per qualunque patologia ad andamento cronico ed evolutivo’, ma ci sono ancora tanti pazienti affetti da patologie non oncologiche, ma altrettanto causa di sofferenze, che non hanno accesso, e/o ai quali non vengono proposti, tali trattamenti. Questo spesso a causa di una riluttanza, in primis dei sanitari e poi dei pazienti e delle loro famiglie, dovuta spesso ad una mancanza di cultura sulla palliazione”, aggiunge l’esperta che in Le cure palliative in Italia: uno sguardo di insieme, ripercorre lo sviluppo della branca medica dalla nascita dei primi hospice nel 1967 ad oggi, illustrando e raccordando i molteplici usi che in Italia e nel mondo si fanno, e si potrebbero fare.

“È necessario promuovere ed implementare anche nei corsi di studio la cultura delle cure palliative, ribadendo il loro ruolo nel miglioramento della condizione fisica, psicologica e sociale dei pazienti, dei loro bisogni e di quelli delle loro famiglie. Infine, come anche più volte ribadito dall’OMS, bisogna migliorare l’utilizzo di questi trattamenti nel ‘continuum delle cure’ soprattutto a livello primario – ossia nei contesti assistenziali più prossimi ai luoghi in cui il paziente e la sua famiglia vivono” con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita della persona presa in carico e della sua famiglia.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Giornata Mondiale dell’Udito: adeguata formazione tra le sei raccomandazioni dell’OMS

La nuova guida dell’OMS per la musica negli eventi live Consulcesi lancia il corso per medici e operatori sanitari per la comunicazione con persone affette da deficit uditivi

Garantire un’adeguata formazione e informazione del personale tra le sei raccomandazioni necessarie per contrastare l’emergenza ‘sordità’ che vede oltre un miliardo di giovani in tutto il mondo a rischio di perdita d’udito. La notizia è stata lanciata dall’OMS in occasione della Giornata mondiale dell’udito del 3 marzo

Dopo due anni di emergenza sanitaria, infatti, tornano quasi ovunque gli eventi a piena capienza in club, discoteche e sale da concerto, ma spesso le misure minime per prevenire disturbi dell’udito non sono garantite. Per questo, l’OMS ha pubblicato il Global standard for safe listening venues and events in occasione della VII Giornata Mondiale, la nuova guida con sei punti chiave per agire in tempo. Oltre alla formazione del personale dei locali, altre raccomandazioni sono: sonoro medio massimo di 100 decibel; monitoraggio in tempo reale e registrazione dei livelli sonori mediante apparecchiature calibrate; ottimizzazione dell’acustica del locale e dei sistemi audio; la messa a disposizione del pubblico della protezione personale dell’udito, comprese le istruzioni per l’uso e l’accesso alle zone silenziose per consentire alle persone di riposare le orecchie e ridurre il rischio di danni all’udito. 

Raccogliendo l’appello dell’OMS, Consulcesi lancia il corso “In reciproco ascolto. Interagire con il paziente sordo in situazione normale e di emergenza”, in collaborazione con Emergenza Sordi APS per formare ed informare adeguatamente pediatri, medici di base, infermieri e tutti i camici bianchi responsabili della salute dei cittadini.  

Il corso, partendo dal riconoscimento della persona sorda sulla base di comportamenti fisici e psicologici, in particolar modo nelle situazioni di emergenza, approfondirà poi aspetti comunicativi e relazionali al fine di fornire ai partecipanti strumenti per riconoscere, gestire e comunicare al meglio in situazioni di emergenza e non, che vedano coinvolte persone affette da questa disabilità.

La perdita di udito è un problema che riguarda un crescente numero di persone in tutto il mondo. Secondo il rapporto 2021 dell’OMS sono oltre 430 milioni quelle che ne sono già affette e si stima una crescita entro il 2050 tale da raggiungere quasi i 700 milioni.

“In Italia circa il 12% della popolazione è affetta da problemi di udito più o meno gravi, di cui 45mila sorde, e con i numeri destinati ad alzarsi, risulta ancora più importante lavorare per garantire e rafforzare il diritto di pari accessibilità di sordi e udenti, sancito nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Diritto legato in modo imprescindibile al diritto alla cura e che deve tradursi sempre più in ambienti pronti ad accogliere e professionisti abili nella comunicazione soprattutto in situazioni di emergenza e di primo soccorso, per poter garantire a tutti la migliore assistenza possibile”, dichiara il Dott. Luca Rotondi, esperto nella gestione delle emergenze per le persone sorde e Presidente di Emergenza Sordi, Associazione per il Sociale che promuove l’accessibilità ai servizi di emergenza e la cultura del primo soccorso sia verso sordi che udenti.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Salute: quasi 1 donna su 2 ha problemi con il sesso. É tempo di “divulvare”: arriva il nuovo corso Consulcesi per formare i camici bianchi

Dal dolore durante i rapporti sessuali, a contrazioni involontarie dolorose dei muscoli intorno alla vagina, fino alla mancanza di desiderio e problemi con l’eccitazione o l’orgasmo. Sono molte le questioni che spesso vengono lasciate irrisolte nella sfera intima: in Italia, tra il 30% e il 50% delle donne presenta problemi sessuali nel corso della vita. Eppure, le diagnosi legate a questi disturbi impegnano molti anni prima di essere effettuate, spesso non lo sono affatto. Tra le cause principali di una non cura della sessualità, ci sono “tabù” e false credenze che ancora circolano tra l’opinione pubblica come tra i professionisti della salute. 

A dirlo, con studi ed esperienza dalla sua, è Violeta Benini, “ostetrica poliedrica” esperta in rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico, nota alla community online come la “Divulvatrice” che insieme a Consulcesi e Massimo Tortorella propone un nuovo corso per formare il personale sanitario sulla sessualità.

Su oltre 6000 donne intervistate da Violeta Benini tra le quasi 200mila persone che la seguono su Instagram “il 31% dichiara di essere stata giudicata negativamente o di aver avuto prestazioni sanitarie limitate quando riferiva di essere ancora ‘vergine’”, racconta la Divulvatrice.

“È preoccupante sapere che molte persone che non hanno avuto esperienze sessuali, si vedono ancora, ingiustamente e senza basi scientifiche, negate visite genitali approfondite. Niente di più scorretto, ma questo è solo uno dei tanti esempi di un’assistenza sanitaria inadeguata legata ad un’appropriata formazione, soprattutto sui genitali femminili”. 

Il corso “Anatomia e sessualità femminile: abbattiamo i tabù” si propone di formare medici, in particolar modo ostetriche e ostetrici, e personale sanitario proprio su questi e sulle disfunzioni sessuali che possono riguardarli, approfondendo cause e conseguenze. 

Le cause? Possono essere molteplici e coinvolgere altre patologie e condizioni. Si va dall’uso di sostanze o farmaci, a squilibri ormonali, interventi ginecologici subiti, esperienze pregresse, lesioni nella zona pelvica, violenza domestica fisica o psicologica, stress, obesità, e una moltitudine di altri fattori.  

“I medici e il personale sanitario devono conoscere le relazioni tra queste diverse patologie e le loro cause per poter essere in grado di assistere le persone e indicare loro la strada più breve verso il benessere fisico e quindi psicologico a questo connesso”. 

“Ma la formazione, così come una maggiore consapevolezza sessuale tra l’opinione pubblica in Italia deve ancora passare attraverso la rottura di tabù e pregiudizi. Nuovo modo di guardare e comunicare problemi legati alla sessualità è necessario e non può che partire da quella che dovrebbe essere la prima linea di difesa quando si tratta di salute. Perché troppo spesso ci dimentichiamo che la cura della sessualità è salute”, conclude la Divulvatrice.

Inizia a rompere il ghiaccio (e false credenze) con la divulgatrice, Consulcesi, attraverso una diretta Instagram lunedì 21 marzo alle ore 14 sul canale https://www.instagram.com/consulcesiclub/?hl=it.  

Si parlerà di cosa significa e come raggiungere una “sessualità consapevole”, di discriminazioni e pregiudizi e come riconoscerli e scavalcarli quando si tratta di salute, genere, sesso e tanto altro.

La Divulvatrice

Violeta Benini si definisce un’ostetrica “poliedrica”, nonché “guru delle coppette mestruali”. Sicuramente un’ostetrica atipica perché, come dice lei, non si occupa di far nascere bambini e non segue le gravidanze, ma è specializzata nella rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico, con maggior interesse per il dolore pelvico e disfunzioni sessuali. Ha inventato metodi ed esercizi mirati per la rieducazione funzionale dei muscoli del perineo e attraverso i suoi canali social dispensa in modo chiaro e diretto consigli per capire e vivere meglio con la propria sessualità. 

Specializzata in Sessualità Consapevole, accoglie i suoi pazienti nei suoi studi di Livorno e Milano, oltre ad avere all’attivo numerosi corsi per professionisti e non, attraverso cui si prende “cura della donna nella sua totalità, dal menarca alla menopausa, aiutandola ad aumentare la consapevolezza di se stessa e a ritrovare il proprio equilibrio”.

Il suo libro “Senza Tabù: il mio corpo (come funziona) il piacere (come si fa)” (Fabbri Editori, 2020) è considerato un manuale “entry level” sulla sessualità adatto a tutti, “dai 18 agli 80 anni”.  Al suo interno, la Divulvatrice sfata miti e rompe tabù: dall’identità di genere alla salute della vulva, tutto ciò che c’è da sapere sul sesso e sul piacere.

Consulcesi 

Azienda impegnata da oltre 20 anni nella formazione ECM e nella offerta ai medici e al personale sanitario di servizi legali e assicurativi. È presente in Italia e in altri quattro Paesi europei e fornisce news e approfondimento su sanità e salute attraverso la sua pubblicazione online Salute Informazione.

Covid, l’uomo post-pandemia è più fobico e aggressivo

Lo psicoterapeuta Giorgio Nardone, formatore di Consulcesi, spiega in che modo la pandemia ci ha cambiato e quanti di questi “effetti collaterali” perdureranno nel tempo, anche quando il virus Sars-CoV-2 scomparirà.

Fobici, aggressivi, solitari e diffidenti. È questa la deriva che hanno preso gli esseri umani, dopo essersi stati messi di fronte un nemico invisibile, il virus Sars-CoV-2. “La pandemia ci ha cambiato e quello che siamo diventati non ci piacerà affatto”, spiega Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta del Centro di Terapia Strategica e formatore Consulcesi con una serie di corsi rivolti ai medici e agli operatori sanitari dedicata alle implicazioni di natura psicologica legate al Covid-19. A parte qualche eccezione, la pandemia ci ha reso peggiori. «La frustrazione derivante dalla pandemia – dice Nardone – ha aumentato la nostra aggressività verso gli altri

e, in alcuni casi, anche verso sé stessi. È così che si spiega l’aumento dei casi di autolesionismo, di anoressia, di abuso di alcol… Siamo di fronte a tante piccole ‘pandemie’ che vanno affrontate con urgenza». Accanto a questi comportamenti “a rischio”, sono aumentate anche le fobie: da quella che porta a lavarsi troppo spesso le mani alla paura degli spazi aperti o al contrario degli spazi chiusi. “Abbiamo iniziato anche ad avere paura degli altri e, complice l’isolamento forzato a cui siamo stati costretti periodicamente negli ultimi due anni, siamo diventati più diffidenti e solitari”, dice Nardone. Il bisogno delle relazioni sociali è stato sostituito dal bisogno di relazioni sicure, quelle virtuali, che si vivono e si consumano in sicurezza davanti a un pc o a uno smartphone. “L’isolamento e la diffidenza ha dato poi nuova linfa ai sostenitori delle teorie complottiste, quelle che ad esempio mettono in dubbio le origini del virus piuttosto che la sicurezza dei vaccini”, riferisce l’esperto. “Questo ci ha resi più paranoici, sempre alla ricerca del ‘marcio'”, aggiunge.Gli effetti collaterali della pandemia sono oggi oggetto di studio in tutto il mondo. “Li stiamo studiando e monitorando”, dice Nardone. “Perché anche quando la pandemia passerà, rimarrà comunque un lungo strascico fatto di sentimenti negativi e comportamenti a rischio”, conclude. Per formare medici e operatori sanitari a gestire le nuove tendenze degli italiani, Consulcesi ha realizzato una serie di corsi firmati dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone consultabili al sito www.consulcesi.com di Massimo Tortorella