Obbligo Ecm. Manca 1 mese alla scadenza. Gli operatori sanitari corrono ai ripari: +30% di iscrizioni ai corsi a distanza di Consulcesi

Nelle ultime settimane il nuovo Consulcesi Club ha registrato un’impennata delle iscrizioni ai suoi corsi da remoto, in linea con i dati ufficiali nazionali. Con un’offerta varia sia nelle tematiche che nelle modalità di fruizione è possibile recuperare il tempo perso, in termini di crediti. Massimo Tortorella: “L’aggiornamento professionale non è un’arma puntata contro, ma un ‘alleato’ per svolgere la professione al meglio delle proprie possibilità”

Per molti operatori sanitari questo ultimo mese sarà una corsa contro il tempo. L’obiettivo è raggiungere i 150 crediti del triennio formativo 2020-22 e, in via straordinaria, per la pandemia, anche i due precedenti 2014-16 e 2017-19. Manca pochissimo alla scadenza e non ci saranno più scappatoie, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha infatti ribadito che non ci saranno altre proroghe. Per gli inadempienti c’è il rischio di sanzioni amministrative, stabilite dal proprio Ordine professionale, fino alla sospensione. Il timore delle conseguenze ha spinto molti operatori sanitari a correre ai ripari ricorrendo a corsi ECM di facile accesso, quelli a distanza (FAD).

Nelle ultime settimane Consulcesi Club ha infatti registrato un’impennata delle iscrizioni ai suoi corsi ‘da remoto’. Più precisamente un aumento del 30% delle adesioni ai 300 corsi da cui si possono ricavare un totale di 1500 crediti ECM. Un aumento in linea con i dati riportati dall’Associazione Nazionale di Provider Formazione nella Sanità (AFNS) in collaborazione con il Cogeaps, il Consorzio che gestisce l’anagrafica dei crediti ECM. Dai dati, infatti, emerge che la grande protagonista è la formazione a distanza, la modalità FAD, la cui fruizione si è quintuplicata nel triennio 2020-2022 rispetto ai due trienni precedenti (2014-2016 e 2017-2019), con quasi dieci milioni di partecipazioni ad eventi FAD negli anni 2020/2022.

Interattiva e multimediale, con webinar, e-book e realtà virtuale: l’offerta della FAD non è mai stata così varia. “L’obiettivo è quello di aiutare quanto più possibile i professionisti sanitari ad assolvere all’obbligo formativo, in scadenza il prossimo 31 dicembre”, dice Massimo Tortorella. “E lo abbiamo fatto rinnovando completamente il Club di Consulcesi e potenziando la nostra offerta per l’aggiornamento professionale, prevedendo una moltitudine di tematiche, sempre attuali, e di modalità di fruizione”, aggiunge.

Per l’occasione, il Catalogo di Corsi ECM online si è rinnovato, integrandolo con modelli di formazione digitali seguibili su smartphone, tablet e PC con estrema comodità. Ha suscitato grande interesse l’offerta della cosiddetta formazione “in simulazione”. Consulcesi Club, infatti, ha introdotto esperienze immersive e interattive in cui le scelte del protagonista in formazione si esprimono con un immediato causa-effetto che porta a finali diversi, simile al “modello Bandersnatch” della famosa serie Black Mirror. A cui si aggiungono moduli di realtà virtuale esplorabili con il visore apposito; con simulazioni di manovre e procedure, e video dimostrativi sulle tecniche da adottare in casi clinici. “Ora davvero non ci sono più scuse per non assolvere all’obbligo formativo”, ironizza il presidente di Consulcesi.

“Consiglio di affrontare quest’ultimo ‘miglio’ con serietà e serenità, tenendo sempre a mente che l’aggiornamento professionale non è un’arma puntata contro, ma un ‘alleato’ per svolgere la professione al meglio delle proprie possibilità”, conclude Tortorella.

Milano prima per ecoansia, 100mila richieste per azione collettiva Aria Pulita

Milano è tra le 5 città in cui si superano più frequentemente i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla concentrazione di polveri sottili, ma è anche al primo posto per residenti con “ecoansia”. È così che possono essere interpretate le oltre 100mila richieste arrivate da Milano ai legali del gruppo
Consulcesi impegnati nell’azione collettiva Aria Pulita. Sulle circa 600mila dimostrazioni di interesse pervenute – si legge in una nota – quasi 102mila arrivano solo da Milano. Seguono Roma con quasi 95mila richieste e Napoli con circa 80mila.
“Il crescente interesse della popolazione italiana, in particolare dei residenti di Milano e di altre grandi città del Belpaese, è segno del sempre più diffuso sentimento di disagio legato all’inquinamento atmosferico – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group – La qualità dell’aria è ormai diventata a tutti gli effetti una priorità per gli italiani, che mostrano di aver acquisito una maggior consapevolezza del legame imprescindibile tra salute ambientale e umana, attuale e futura”.
Milano – dettaglia la nota – è tra le città che sforano più i limiti di qualità dell’aria. Una recente indagine condotta da Deutsche Welle, in collaborazione con lo European Data Journalism Network, basata sui dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus, è emerso che tra il 2018 e agosto 2023
Milano è tra le città che hanno superato con più frequenza le soglie di rischio.
Su un totale di 295 settimane monitorate a Milano il limite massimo indicato dall’Oms è stato superato nel 93,2% delle settimane. Il capoluogo lombardo rientra tra i 3.384 comuni e città italiane candidabili all’azione collettiva Aria Pulita e gli stessi per i quali la Corte di giustizia europea ha multato l’Italia per
violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 40 milioni le persone che possono richiedere, tramite l’iniziativa legale di Consulcesi, un risarcimento per aver respirato, loro malgrado, “aria avvelenata”.
“Il nostro auspicio è che alla crescente sensibilità dei cittadini milanesi, e non solo, sull’importanza di respirare aria pulita segua anche un cambio di marcia nelle politiche mirate a rendere più sano l’ambiente in cui viviamo”, evidenzia Tortorella. “L’obiettivo dell’azione collettiva Aria Pulita, infatti, non è soltanto
quello di aiutare i cittadini a essere risarciti per aver respirato aria inquinata, ma anche quello di stimolare i decisori politici ad affrontare coraggiosamente, una volta per tutte, l’annoso problema dell’aumento di emissioni inquinanti nell’atmosfera”, conclude il presidente di Consulcesi. Per aderire all’azione collettiva, basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto dal 2008-2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione collettiva, Consulcesi mette a disposizione il sito www.aria-pulita.it.

Fondazione Consulcesi con Save the Children in Albania per contrastare la povertà educativa

L’Albania si conferma il Paese più povero dei Balcani. Secondo gli ultimi dati Eurostat 2022, il numero di cittadini albanesi che presentano domande di asilo negli Stati membri dell’UE è aumentato in modo significativo nell’estate del 2021, richiedendo ancora quindi “sforzi continui e prolungati”
L’Albania si conferma il Paese più povero dei Balcani. Secondo gli ultimi dati Eurostat 2022, il numero di cittadini albanesi che presentano domande di asilo negli Stati membri dell’UE è aumentato in modo significativo nell’estate del 2021, richiedendo ancora quindi “sforzi continui e prolungati”.
Alla ricerca di una vita migliore, il popolo albanese continua a registrare tra i più alti flussi migratori verso l’Europa, tanto che ha quella che è considerata la terza diaspora più grande del mondo, dopo Bosnia- Erzegovina e Guyana. In Italia, secondo il recente rapporto sulle comunità migranti 2022 pubblicato dal Ministero del Lavoro, i cittadini di origine albanese regolarmente soggiornanti in Italia sono poco meno di 400mila, confermandosi il gruppo più numeroso di stranieri residenti nel Paese, secondi solo a quelli di cittadinanza romena.
Era l’estate del 1991 quando nel giro di un paio di notti circa 30mila persone provenienti dall’Albania sbarcarono in Italia. In un Paese impreparato ad accogliere una migrazione di tale portata, la prima crisi umanitaria post bellica, l’integrazione non fu semplice. Ieri come oggi, molti gridarono “all’invasione” e reagirono con scetticismo, mentre molti altri scesero in campo per fornire aiuti alimentari, medicinali e vestiario.
Oggi, «i cittadini albanesi rappresentano da anni una delle principali comunità straniere del nostro Paese e la loro presenza è tra le più consolidate tra le collettività non comunitarie», scrive il Ministero del Lavoro nel report.
Se per molti albanesi l’Italia è ormai casa, così l’Albania lo è per Consulcesi che a Tirana vede una delle sue sedi, e dove ha deciso di sostenere un progetto implementato da Save the Children e volto a contrastare la povertà educativa tra i minori più vulnerabili.
«La povertà economica è strettamente legata a quella educativa, in un circolo vizioso dove queste due si alimentano a vicenda. Dunque, non si può pensare di contrastare la prima senza occuparsi della seconda», spiega Silvia Superbi, consulente per lo sviluppo e il fundraising di Enti del Terzo Settore nonchè Direttrice di Fondazione Consulcesi, l’ala del Gruppo Consulcesi dedicata al sostegno all’infanzia e al diritto alla salute.
Come racconta ancora la Direttrice della Fondazione, «quando si parla di povertà educativa non si fa riferimento meramente alla lesione del diritto allo studio, bensì al più complesso e ancora troppo spesso sottostimato diritto ad apprendere, sperimentare e svilupparsi individualmente e di liberare le proprie
potenzialità, talenti e desideri».
Questa, strettamente legata ai problemi socioeconomici, è altresì influenzata dalle capacità di genitori ed educatori di orientare e sostenere i bambini verso lo sviluppo, come anche dagli spazi che i giovani trovano nella scuola e fuori di essa dove poter identificare e sviluppare le loro aspirazioni. «Queste mancanze –
spiega ancora la Superbi – andranno a gravare ulteriormente sulla capacità di sviluppare competenze cognitive, autostima, fiducia in se stessi, motivazione, comunicazione, cooperazione».
In questo contesto, il progetto ‘Contrasto alla povertà materiale ed educativa per minori 6/14 anni in condizioni di vulnerabilità a Tirana, Albania’ implementato da Save the Children Albania, in partenariato con il Comune di Tirana, grazie al sostegno economico di Fondazione Consulcesi, Otto per Mille Chiesa Valdese
e Save the Children Italia, ha l’obiettivo di rafforzare le reti territoriali per rendere più efficace il sistema di servizi socioeducativi offerti ai minori a partire da quelli più vulnerabili, «attraverso interventi integrati, sostenibili e replicabili».
«Anche questo progetto, come gli altri portati avanti e sostenuti da Fondazione Consulcesi, dall’Italia all’Africa, intende avere un impatto sociale duraturo nel tempo, lontano da interventi “spot” e definiti come ‘progettifici’», aggiunge la Direttrice di Fondazione Consulcesi.
Così, le azioni di prevenzione e contrasto alla povertà educativa, avviate a marzo e in pieno svolgimento, hanno lo scopo di rafforzare il ruolo dei Centri Comunitari potenziando il loro sostegno alla crescita di bambini e adolescenti come anche il sostegno alle loro famiglie.
In particolare, il progetto si concentra su quattro centri sociali presenti nel Comune di Tirana e nel sostegno a questi su quattro livelli di intervento specifici: il supporto alla strutture, favorendo lo sviluppo di sinergie e di un lavoro coordinato e multisettoriale tra i diversi servizi presenti sul territorio; il sostegno alla genitorialità attraverso il rafforzamento della relazione genitori/educatori – bambini, l’implementazione di attività per bambini e adolescenti che spaziano dall’attività sportiva alla alfabetizzazione digitale e all’educazione non formale, contrasto e prevenzione del fenomeno dei neet in termini di protagonismo giovanile, orientamento scolastico efficace, conoscenza del territorio e delle opportunità che offre.

I centri scelti, quindi le attività svolte e sostenute, sono rivolte in particolar modo a bambini e famiglie provenienti da contesti di vulnerabilità: dal disagio economico a quello sociale, fino a minoranze etniche e disabilità.
«Tra tutte le forme di povertà, quella educativa proprio perché colpisce in primis bambini e ragazzi è certamente la più ingiusta. Questi, non solo fin da subito vivono le conseguenze di ‘colpe’ non loro ma rischiano di subirne gli effetti per tutta la loro vita, continuando a trasferire questo grave svantaggio di
generazione in generazione, compromettendo così il progresso economico e sociale dell’intero Paese», conclude Silvia Superbi.
«Ma non è una condizione irreversibile e molto si può e si deve fare per cambiare la Storia e permettere alle nuove generazioni di scrivere la propria e quella del loro Paese», aggiunge infine Simone Colombati,
Presidente di Fondazione Consulcesi.

Massimo Tortorella

‘Insieme nella storia’, al via il progetto di Divertitempo e Fondazione Consulcesi per l’inclusione dei bambini con disabilità

Presentato il calendario delle attività 2023 delle due realtà associative 

Roma, 21 dic. 2022 Inclusione a ‘due vie’ tra bambini con diverse abilità cognitive. È questo l’obiettivo del progetto ‘Insieme nella storia’ dell’Associazione Divertitempo, sostenuto da Fondazione Consulcesi. Un percorso di otto appuntamenti che coinvolge bambini con difficoltà cognitive insieme a ragazzi normodotati, alla scoperta della Capitale. Si va da Palazzo Venezia a Castel Sant’Angelo, passando per i percorsi della Street Art capitolina e il battello sul fiume Tevere, accompagnati da un team di professionisti. 

“Un viaggio nella storia e nel territorio ma anche dentro sé stessi, a tu per tu con la nostra capacità di rapportarci agli altri, senza pregiudizi, attraverso la conoscenza e la capacità di ascolto” commenta Simone Colombati, Presidente Fondazione Consulcesi. “Questo progetto nasce dal desiderio dei genitori con bambini autistici e con altre difficoltà di dare loro l’opportunità di sentirsi sostenuti da una rete sociale tutelante, organizzata e fruibile per tutti” commenta Gianluca Morelli, il Presidente di Divertitempo.

Domenica 18 dicembre si è svolto l’appuntamento ‘zero’, incontro di partenza della collaborazione tra la Fondazione Consulcesi e l’Associazione Divertitempo con Xmas Biscuits. Una splendida domenica dedicata all’impasto di biscotti e altre leccornie dedicata a un gruppo di circa 16 bambini, tra cui anche figli dei dipendenti dell’azienda Consulcesi, la cui Fondazione sostiene il progetto. I ragazzi sono stati ospitati nel laboratorio di cucina Fai Tu addobbato a festa in un’atmosfera natalizia, con sottofondo di canti musicali. A contribuire al clima di gioia sono stati i bambini stessa che si sono messi in gioco con farina e lievito, e decorazioni, mentre erano intenti a divertirsi e a conoscersi. 

Calendario degli appuntamenti 

ROMA tra passato, presente e futuro è composta da 8 appuntamenti: 

  • 01 | LAND ART – Domenica 22 Gennaio 2023 ore 9:30 tra arte e natura 
  • 02 | GNAM – Domenica 19 Febbraio 2023 ore 10 c’è vita in un Museo 
  • 03 | PALAZZO VENEZIA – Domenica 19 Marzo 2023 ore 10 la marcia ronda 
  • 04 | STREET ART – Domenica 16 Aprile 2023 ore 10 vita da writer 
  • 05 | COLOSSEO ARENA – Sabato 14 Maggio 2023 ore 10 nell’arena dei Gladiatori 
  • 06 | CASTEL SANT’ANGELO – Domenica 28 Maggio 2023 ore 10 storia di un monumento 
  • 07 | OPEN BUS – Venerdì 9 Giugno 2023 ore 10 turisti per caso 
  • 08 | IN BATTELLO SUL TEVERE – Sabato 10 Giugno 2023 ore 10 

Fondazione Consulcesi, nasce dalla ferma volontà di Consulcesi Group, la più grande realtà in Europa dedicata ai professionisti della sanità, di far parte concretamente di un mondo che cambia e che si adopera in favore dei più deboli. Ispirata a principi di sussidiarietà, solidarietà ed eguaglianza, Fondazione Consulcesi testimonia il desiderio di mettersi al servizio del prossimo, degli individui più fragili, dei settori svantaggiati della società, condiviso da tutte le anime del Gruppo, dal Presidente ai dipendenti.

Associazione Divertitempo è una Onlus che realizza progetti di inclusione per bambini con disabilità. Nasce dall’esigenza di un semplice gruppo di amici di trasformare in realtà il sogno delle famiglie dei bambini “speciali”: dar loro l’opportunità di far vivere ai propri figli il territorio, così come ne usufruiscono tutti gli altri bambini; l’opportunità di sentirsi sostenuti da una rete sociale tutelante, organizzata e fruibile per tutti.

Visita il nuovo sito https://www.fondazioneconsulcesi.org/ e i canali social:

Massimo Tortorella

 

Scandalo ginnastica ritmica. L’esperto: “La dieta degli atleti sia elaborata insieme al nutrizionista”

A parlare è il dott. Emilio Buono, nutrizionista sportivo di campioni d’élite e formatore professionale 

Dal 1° novembre online il nuovo corso Consulcesi sul tema della nutrizione nello sport

«Una buona nutrizione non fa diventare un campione, ma un campione non può diventare tale senza una buona alimentazione». A ribadire l’importanza di un sano connubio tra sport e alimentazione è Emilio Buono, biologo nutrizionista che segue diversi atleti d’élite, a proposito dello scandalo che sta attraversando il mondo della ginnastica ritmica. Le pesanti dichiarazioni di Nina Corradini, 19 anni, e Anna Basta, 22, ex ginnaste della nazionale italiana di ginnastica ritmica hanno innescato un clamore mediatico senza precedenti e un effetto a catena di testimonianze da tutta Italia, che stanno facendo tremare il mondo della ginnastica ritmica e non solo.

«Soprattutto quando si gareggia ad alti livelli, la nutrizione è un aspetto fondamentale della preparazione atletica e diventa un vero e proprio alleato, indispensabile tenerne conto per raggiungere gli obiettivi sportivi», precisa Buono.  «Sacrificio e forza di volontà sono necessari per raggiungere livelli alti nello sport, ma non possiamo dimenticare la salute e il benessere generale dell’atleta. Per questo, è indispensabile che sia un professionista a dialogare con l’atleta e con i genitori, in caso di minorenni. Inoltre, è importante creare un rapporto umano con lo sportivo, che lo faccia sentire seguito e incoraggiato e mai e in nessun caso umiliato di fronte ad una difficoltà o una caduta», precisa Buono.

«La nutrizione sportiva è una scienza in evoluzione, la ricerca sugli alimenti associati allo studio del corpo umano è vivace, noi nutrizionisti dobbiamo costantemente tenerci aggiornati. Per questo motivo, mi dedico all’attività di formazione e il mio ultimo corso ‘Nutrizione negli sport di potenza e resistenza’, disponibile sulla piattaforma Consulcesi, aiuta i professionisti sanitari ad elaborare piani alimentare specifici per determinati allenamenti o gare».

Consulcesi – Massimo Tortorella

Relazioni tossiche: l’amore patologico colpisce almeno il 5% della popolazione, eppure è sottodiagnosticato.

Gori (docente Consulcesi): “Ce ne accorgiamo solo quando sfocia in gesti estremi,
necessaria sensibilizzazione tra medici ed educazione affettiva”

Roma, 19 ott. – Violenza, aggressività, comportamenti che rasentano quelli di un disturbo ossessivo-compulsivo: sono solo alcuni dei segnali visibili di una relazione disfunzionale e tossica che può originarsi da un caso di ‘limerenza’ ignorato.

Ad accendere i riflettori su una patologia tanto diffusa quanto ancora sconosciuta perfino dai professionisti della salute, è Maria Cristina Gori, neurologa e psicoterapeuta che con Consulcesi lancia il nuovo corso di formazione ECM “Limerenza: quando l’innamoramento diventa patologia”.

Una condizione che interessa ben il 5% della popolazione complessiva, ma secondo gli esperti sottodiagnosticata a tal punto da far pensare che le reali stime si aggirino attorno al 20%, “soprattutto fra gli adolescenti, maggiormente esposti all’influenza dei social media, ottimi facilitatori del processo di idealizzazione alla base di questa patologia”.

“Si tratta di uno stadio quasi ossessivo dell’amore romantico. Una condizione che parte dall’innamoramento, forma di delirio sebbene normalizzata e accettata, caratterizzata da un attaccamento e un bisogno di reciprocità estremi e che porta ad una progressiva alienazione da sé stessi e dalla realtà dalle pesanti conseguenze”, racconta la Gori cercando di delineare il complesso quadro di un fenomeno “assolutamente mentale” (ossia indipendente dai segnali mandati dall’altro) che può portare ad essere “disfunzionali nella quotidianità”, impattando il singolo e la comunità di cui fa parte.

“Si smette di essere genitori, figli, perfino compagni; si perde interesse nel mondo esterno, nella propria professione e in tutto ciò che non riguarda l’oggetto di limerenza; si diventa incapaci di guardare oggettivamente e razionalmente ai difetti di questo e non ci sarà comportamento o parola in grado di farci distogliere da questo intenso desiderio”, prosegue l’esperta che nell’e-book disponibile fino al 31 dicembre 2022 (termine ultimo per l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori) raccoglie quanto si sa finora su questa condizione di innamoramento patologico, non mancando di evidenziare i rischi di una scarsa se non assente educazione affettiva nelle famiglie e nelle scuole italiane.

“Nei casi estremi, la limerenza può sfociare in atteggiamenti ossessivi e nei fenomeni di aggressività che ritroviamo sulle prime pagine dei giornali”, avverte la Gori che ribadisce il ruolo dei medici e di tutti i professionisti sanitari nella prevenzione e nella diagnosi precoce. 

Come spiega ancora la dottoressa, l’idealizzazione dell’amore che caratterizza la nostra Storia e che passa attraverso le arti e la letteratura, fa sì che ancora troppo spesso intendiamo l’amore solo in termini romantici, impedendoci di identificare la tossicità di un rapporto prima che questo sfoci in malessere, o peggio, in “comportamenti criminali”. 

“Sebbene non vi siano ancora dei criteri di diagnosi universalmente riconosciuti, alcuni strumenti sono già disponibili ai professionisti”, ricorda la Gori, “che dovrebbero essere in grado di riconoscere i segni premonitori di questa ed altre patologie della mente prima che queste danno luogo a situazioni limite e che dovrebbero sensibilizzare giovani e adulti all’ “arte di amare’”, conclude l’esperta citando il noto libro Erich Fromm.

Massimo Tortorella

Test Medicina: 3 studenti su 4 “bocciati”, ma con il ricorso è possibile rientrare

Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di un gruppo di   aspiranti medici, esclusi alla selezione iniziale, ammessi alla facoltà di Medicina con riserva. Grazie al sostegno degli avvocati di Consulcesi, ora sono a tutti gli effetti studenti di Medicina e potranno realizzare il sogno di indossare il camice bianco.

Roma, 3 ottobre 2022 – Qualche giorno fa sono state pubblicate le graduatorie per l’accesso alla Facoltà di medicina. Come atteso, 3 aspiranti medici su 4 sono stati “bocciati”. Sugli oltre 65mila partecipanti sono solo circa 14mila ad aver raggiunto l’obiettivo. Ora più di 50mila studenti sono costretti a passare al “piano B”: oltre a cambiare facoltà o riprovare di nuovo i test, c’è una terza via. Si tratta del ricorso, un’opzione che grazie al sostegno legale di Consulcesi ha già permesso ad alcuni studenti di entrare nella Facoltà di Medicina nonostante non avessero superato la prova d’ingresso. 

Infatti, proprio di recente il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso presentato da alcuni studenti ha permesso loro di scriversi definitivamente alla facoltà di Medicina e realizzare finalmente il sogno di diventare medici. “E’ una vittoria importante contro un sistema ‘malato’, come quello del numero chiuso, che ogni anno esclude decine di migliaia di studenti che sognano di indossare il camice bianco”, sottolinea Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Gli studenti che hanno deciso coraggiosamente di non rassegnarsi agli esiti negativi di un sistema di selezione sbagliato, che non premia il merito, ora possono raccoglierne i frutti e continuare serenamente il percorso accademico scelto”, aggiunge.

Prima della sentenza gli studenti ricorrenti erano iscritti a Medicina con riserva. Questo ha permesso loro di seguire a tutti gli effetti il programma formativo previsto dalla facoltà scelta in attesa dell’ufficializzazione della loro iscrizione. Ora, nell’ammettere il ricorso, il Consiglio di Stato ha valutato in maniera positiva il brillante percorso accademico intrapreso dai ragazzi. Grazie al sostegno degli avvocati di Consulcesi, hanno dimostrato con i fatti che la loro esclusione dalla facoltà era stata un errore. “Per questo Consulcesi non smetterà di offrire il proprio appoggio a tutti gli aspiranti medici esclusi al test d’ingresso” evidenzia Tortorella. Gli studenti che ritengono di essere vittima di una grave ingiustizia possono infatti contattare dal sito i legali di Consulcesi che offriranno loro una consulenza sull’opportunità di avviare o meno l’azione di ricorso.

Nel frattempo, è stato pubblicato il decreto ministeriale 1107/22 che ha l’obiettivo di riformare, per il prossimo anno accademico, le prove per l’ammissione alla Facoltà di Medicina. Il decreto contiene le nuove modalità della prova di selezione che prevedranno un primo test già a partire dal mese di aprile 2023 in modalità cosiddetta TOLC (Test OnLine CISIA). Tuttavia, le procedure connesse alla graduatoria unica nazionale, e le modalità operative con le quali verrà formata sulla base dei punteggi dei TOLC, saranno disciplinate con un successivo provvedimento di competenza della Direzione Generale del Ministero dell’Università. Quello che sappiamo ora è che per partecipare ai test TOLC sarà necessario effettuare l’iscrizione sul portale cisiaonline.it. Il CISIA è il Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso senza fini di lucro, formato esclusivamente da atenei statali e supporta le università nella realizzazione e nell’erogazione dei test per la verifica delle conoscenze funzionali all’accesso ai corsi di studio universitari. Per l’anno 2023 saranno fissate le date per le prove rispettivamente nei mesi di aprile e luglio, il calendario sarà definito entro novembre 2022 con un provvedimento del Direzione generale del ministero. I test saranno somministrati in presenza, presso la sede scelta dal candidato al momento dell’iscrizione, attraverso la piattaforma informatica CISIA, in postazioni ad hoc predisposte dagli atenei. Le credenziali di registrazione del portale daranno peraltro la possibilità ai candidati di accedere ad esercitazioni, corsi di formazione a materiale di orientamento, nonché, all’esito dei test svolti anche a confronto con i risultati in forma aggregata ottenuti dagli altri partecipanti.

Potranno accedere ai TOLC tutti gli iscritti al quarto o quinto anno di una scuola secondaria, nonché tutti coloro che sono in possesso di un diploma di scuola secondaria. La speranza è che in questo modo almeno per i più giovani si riducano le criticità e le perdite di tempo dovute alla ripetizione dei vecchi test annuali e aumentino le possibilità di entrare a medicina. “Aspettavamo da molto tempo una riforma del vecchio sistema”, evidenzia Tortorella. “Ancora non sono chiare le modalità operative e i criteri in base ai quali sarà stilata la graduatoria. Consulcesi continuerà a seguire con attenzione – continua – ogni nuovo aggiornamento sull’argomento sempre nell’interesse dei ragazzi aspiranti medici”. 

Con il servizio Numero Chiuso, Consulcesi ha messo a disposizione un canale dedicato gratuito attraverso cui i ragazzi possono segnalare irregolarità, riportare dubbi e perplessità e contattare tempestivamente i legali Consulcesi per una consulenza gratuita.

Body shaming e magrezza patologica: formazione e consapevolezza per contrastare i nuovi fenomeni social

Consulcesi lancia il nuovo corso per camici bianchi sui Disturbi del comportamento alimentare 

Una deplorevole challenge è divenuta virale su TikTok. È la “Boiler summer cup” e nel mirino dai giovani, ancora una volta, sono le ragazze in sovrappeso. Adescarne una con un peso maggiore e condividere “il bacio di prova” sulla piattaforma: questo l’ultimo fenomeno di bullismo e body shaming online che conferma e rafforza una cultura errata del corpo e rischia di causare un aumento di disturbi dell’alimentazione che già riguardano un numero allarmante di persone.

Per far fronte alle ultime, preoccupanti tendenze e in occasione della Giornata Mondiale dei disturbi alimentari, che si celebra il 2 giugno, Consulcesi Club riaccende i riflettori su quelli che sono ormai un problema sociale lanciando il corso “I disturbi del comportamento alimentare: dall’anoressia al binge eating – a letto senza cena” rivolto a medici e operatori sanitari.

Peso e forma fisica sono sempre più motivo di malessere psicologico, soprattutto tra i più giovani che sui social media si trovano a confrontarsi con modelli di magrezza spesso patologica. Basti pensare che gli ultimi dati registrati, risalenti all’anno pandemico, mostrano un aumento del numero di casi pari al 40% rispetto all’anno precedente.

“È ormai divenuto indispensabile sapere come e quanto social e web in generale influiscono sui comportamenti alimentari, soprattutto tra i più giovani, già considerati categorie a rischio per i disturbi a questi legati. Tutti i professionisti della salute devono allearsi per prevenire la comparsa delle patologie e ingaggiare la popolazione rispetto a un fenomeno tanto pressante”, commenta Stefano Lagona, Psicologo Psicoterapeuta alle cui cure l’azienda leader nella formazione ECM ha affidato la nuova formazione ECM.

“Oltre a patologie come anoressia e bulimia, che negli ultimi decenni hanno visto un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza fino a riguardare bambini e preadolescenti, stiamo assistendo alla nascita e rapida diffusione di nuovi comportamenti devianti come l’ortoressia, la drunkoressia, bigoressia e pregoressia”, spiega ancora il dottore.

Si va da un’esagerata attenzione per la qualità del cibo e il desiderio continuo di depurarsi, alla pratica della restrizione delle calorie in modo da poter consumare più alcol e non aumentare di peso, dall’abuso di esercizio fisico e di anabolizzanti per scongiurare la convinzione di apparire piccoli ed esili, fino al disturbo alimentare che affligge le donne incinte che non vogliono aumentare di peso e, per questo, si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche.

“Queste patologie – continua Lagona – per la loro complessità hanno bisogno di un lavoro specializzato e integrato tra le varie figure professionali con l’obiettivo di una diagnosi corretta e precoce, quindi di una tempestiva presa in carico del paziente”.

Come spiega il dottore, se non trattati in tempi e modi adeguati, questi disturbi possono infatti diventare una condizione cronica, compromettendo organi e apparati, e portare alla morte nei casi più gravi. L’insorgenza precoce è poi motivo di ulteriore preoccupazione perché gli effetti associati a corpo e mente sono molto più gravi dal momento che tessuti, ossa e sistema nervoso centrale non hanno ancora raggiunto la loro completo sviluppo.

Il corso sarà dunque l’opportunità per i professionisti della sanità di approfondire le nuove cause legate a questi e nuovi disturbi, non mancando di considerare il ruolo e il supporto alle famiglie. “Guarire completamente è possibile ma richiede un’alleanza tra gli specialisti, una prevenzione dell’insorgenza, l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio, la riduzione della gravità delle patologie e, non meno fondamentale, il miglioramento delle strutture presenti sul territorio”, conclude Lagona. 

Consulcesi – Massimo Tortorella

Cure palliative: solo 1 paziente con ictus su 5 riceve consultazione. Rosaria Alvaro (SISI): Necessaria maggiore cultura di questi trattamenti’

Con il nuovo corso Consulcesi Club i camici bianchi ampliano il loro sguardo su cure palliative

Solo 1 persona su 5 ospedalizzata a seguito di un grave ictus riceve una consultazione per cure palliative. Questo quanto evidenziato dal recente studio pubblicato sul  Journal of Pain and Symptom Management, in cui si ribadisce l’importanza dei trattamenti volti ad alleviare le sofferenze dei pazienti “indipendentemente dalla loro prognosi” e superando il concetto di cura palliativa uguale malattia oncologica in fase terminale.

“I dati americani sono molto vicini alla situazione italiana ed europea. Ancora troppo spesso l’impiego di trattamenti palliativi è limitato al fine vita, e anche in questi casi le terapie non vengono necessariamente avviate se non quando le sofferenze sono in uno stadio troppo avanzato”, commenta Rosaria Alvaro, presidente della Società Italiana di Scienze Infermieristiche che con Consulcesi Club ha progettato un corso volto a formare e sensibilizzare i professionisti della salute sui trattamenti palliativi e la gestione del dolore acuto.

Riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come un diritto umano e un “imperativo morale di tutti i sistemi sanitari”, di cure palliative si stima ne abbiano bisogno oltre 56,8 milioni di persone al mondo ogni anno, un numero in crescente aumento a seguito dell’invecchiamento della popolazione e alla crescita di malattie non comunicabili e di altre patologie croniche.

“Nel nostro Paese, la Legge 38 del 2010 ha sicuramente rappresentato un passo avanti nel riconoscimento del diritto di accesso alla sedazione palliativa, sancendo che il sistema sanitario deve essere in grado di fornirla ‘in tutti gli ambiti assistenziali e in ogni fase della vita e per qualunque patologia ad andamento cronico ed evolutivo’, ma ci sono ancora tanti pazienti affetti da patologie non oncologiche, ma altrettanto causa di sofferenze, che non hanno accesso, e/o ai quali non vengono proposti, tali trattamenti. Questo spesso a causa di una riluttanza, in primis dei sanitari e poi dei pazienti e delle loro famiglie, dovuta spesso ad una mancanza di cultura sulla palliazione”, aggiunge l’esperta che in Le cure palliative in Italia: uno sguardo di insieme, ripercorre lo sviluppo della branca medica dalla nascita dei primi hospice nel 1967 ad oggi, illustrando e raccordando i molteplici usi che in Italia e nel mondo si fanno, e si potrebbero fare.

“È necessario promuovere ed implementare anche nei corsi di studio la cultura delle cure palliative, ribadendo il loro ruolo nel miglioramento della condizione fisica, psicologica e sociale dei pazienti, dei loro bisogni e di quelli delle loro famiglie. Infine, come anche più volte ribadito dall’OMS, bisogna migliorare l’utilizzo di questi trattamenti nel ‘continuum delle cure’ soprattutto a livello primario – ossia nei contesti assistenziali più prossimi ai luoghi in cui il paziente e la sua famiglia vivono” con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita della persona presa in carico e della sua famiglia.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Giornata Mondiale dell’Udito: adeguata formazione tra le sei raccomandazioni dell’OMS

La nuova guida dell’OMS per la musica negli eventi live Consulcesi lancia il corso per medici e operatori sanitari per la comunicazione con persone affette da deficit uditivi

Garantire un’adeguata formazione e informazione del personale tra le sei raccomandazioni necessarie per contrastare l’emergenza ‘sordità’ che vede oltre un miliardo di giovani in tutto il mondo a rischio di perdita d’udito. La notizia è stata lanciata dall’OMS in occasione della Giornata mondiale dell’udito del 3 marzo

Dopo due anni di emergenza sanitaria, infatti, tornano quasi ovunque gli eventi a piena capienza in club, discoteche e sale da concerto, ma spesso le misure minime per prevenire disturbi dell’udito non sono garantite. Per questo, l’OMS ha pubblicato il Global standard for safe listening venues and events in occasione della VII Giornata Mondiale, la nuova guida con sei punti chiave per agire in tempo. Oltre alla formazione del personale dei locali, altre raccomandazioni sono: sonoro medio massimo di 100 decibel; monitoraggio in tempo reale e registrazione dei livelli sonori mediante apparecchiature calibrate; ottimizzazione dell’acustica del locale e dei sistemi audio; la messa a disposizione del pubblico della protezione personale dell’udito, comprese le istruzioni per l’uso e l’accesso alle zone silenziose per consentire alle persone di riposare le orecchie e ridurre il rischio di danni all’udito. 

Raccogliendo l’appello dell’OMS, Consulcesi lancia il corso “In reciproco ascolto. Interagire con il paziente sordo in situazione normale e di emergenza”, in collaborazione con Emergenza Sordi APS per formare ed informare adeguatamente pediatri, medici di base, infermieri e tutti i camici bianchi responsabili della salute dei cittadini.  

Il corso, partendo dal riconoscimento della persona sorda sulla base di comportamenti fisici e psicologici, in particolar modo nelle situazioni di emergenza, approfondirà poi aspetti comunicativi e relazionali al fine di fornire ai partecipanti strumenti per riconoscere, gestire e comunicare al meglio in situazioni di emergenza e non, che vedano coinvolte persone affette da questa disabilità.

La perdita di udito è un problema che riguarda un crescente numero di persone in tutto il mondo. Secondo il rapporto 2021 dell’OMS sono oltre 430 milioni quelle che ne sono già affette e si stima una crescita entro il 2050 tale da raggiungere quasi i 700 milioni.

“In Italia circa il 12% della popolazione è affetta da problemi di udito più o meno gravi, di cui 45mila sorde, e con i numeri destinati ad alzarsi, risulta ancora più importante lavorare per garantire e rafforzare il diritto di pari accessibilità di sordi e udenti, sancito nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Diritto legato in modo imprescindibile al diritto alla cura e che deve tradursi sempre più in ambienti pronti ad accogliere e professionisti abili nella comunicazione soprattutto in situazioni di emergenza e di primo soccorso, per poter garantire a tutti la migliore assistenza possibile”, dichiara il Dott. Luca Rotondi, esperto nella gestione delle emergenze per le persone sorde e Presidente di Emergenza Sordi, Associazione per il Sociale che promuove l’accessibilità ai servizi di emergenza e la cultura del primo soccorso sia verso sordi che udenti.

Consulcesi – Massimo Tortorella