Come costruire le basi del rapporto medico-paziente, al via il corso di Consulcesi “Il counselling in ambito sanitario”

Quello tra medico e paziente è un rapporto delicato, che oggi, anche a causa della pandemia, sta vivendo un momento di crisi. Lo dimostrano le aggressioni verbali e fisiche sempre più frequenti ai danni di operatori sanitari e scienziati. A denunciarlo è Consulcesi, azienda di riferimento in ambito legale e formativo per i professionisti sanitari, che da poco ha lanciato un nuovo corso di formazione professionale “Il counselling in ambito sanitario. Come costruire una relazione efficace con il paziente”.

Come ha spiegato Lucilla Ricottini, formatrice esperta nei campi della comunicazione in sanità e della gestione dei conflitti, nonché responsabile del nuovo corso: “Il counselling sanitario è uno stile comunicativo che rende fertile la comunicazione con i pazienti, i caregivers e i colleghi. La relazione con la cura è complessa come poche altre. Nel passato nessuno si è occupato veramente di insegnare come entrare in una relazione, come stare e come uscire da una relazione di cura, ovvero il ciclo del contatto. In realtà non tutti gli operatori sanitari, anche quelli particolarmente abili con la comunicazione quotidiana, sono dotati per natura di una specifica attitudine con la relazione interpersonale. Ecco perché, tra modelli e approcci relazionali, il counselling sanitario rappresenta una proposta di grande valore“.

Anche la violenza e il sentimento di sfiducia verso gli operatori sanitari si può combattere con un’adeguata formazione. Il counselling quindi, dovrebbe far parte del bagaglio culturale del professionista sanitario, per rendere più efficace l’intervento e migliorare i risultati.

Il corso “Il counselling in ambito sanitario. Come costruire una relazione efficace con il paziente”, si compone di schermate didattiche multimediali, e si articola partendo dall’anatomia del sistema nervoso e dal funzionamento dei neurotrasmettitori, per poi passare alla biologia delle emozioni e alla teoria della comunicazione, arrivando infine al counseling, di cui si spiegano le radici, la teoria e diverse pratiche. È descritta inoltre, l’applicazione del counselling in ambito sanitario, anche come forma di prevenzione e gestione delle situazioni che generano violenza.

Attraverso la comprensione dei meccanismi biologici e cognitivi che sottendono la costruzione di un’interazione proficua per i diversi attori, e grazie all’approfondimento di diversi aspetti teorici utili sulla comunicazione e sul counselling, il percorso didattico si propone di offrire gli strumenti per migliorare la  qualità e l’efficacia della relazione tra professionista sanitario e paziente (e tra professionista e famiglia del paziente o colleghi), grazie allo sviluppo di maggiori capacità empatiche e all’acquisizione di competenze, tra cui: l’ascolto attivo, la riformulazione, le tecniche motivazionali e la gestione empatica dello stress e dei conflitti.

Al termine del corso, che prevede il superamento di un test di verifica finale, i partecipanti avranno acquisito una serie di strumenti e saranno in grado di mettere in pratica delle tecniche per aumentare l’efficacia delle relazioni con i pazienti, i familiari e i colleghi e, quindi, migliorare la pratica quotidiana.

Corso di formazione professionale ECM Consulcesi Club sulle ustioni, una risorsa preziosa per gli operatori sanitari

Le ustioni sono tra le lesioni domestiche più comuni. In casa, infatti, non mancano di certo le “occasioni” per procurarsi una fastidiosa scottatura. Basta un gesto maldestro o un attimo di distrazione, per scottarsi con qualche oggetto di uso domestico, come fornelli, ferro da stiro o piastra per i capelli. Ma può capitare di scottarsi anche fuori casa, ad esempio al mare o in strada, appoggiandosi alla marmitta dei motorini. Si stima che in Italia i casi siano circa 100mila all’anno. Un dato che dimostra come bruciarsi sia più facile di quanto si creda.

L’ustione è una lesione della pelle provocata dal calore. Le cause possono essere molteplici: fuoco, liquidi bollenti, radiazioni solari, attrito, corrente elettrica, ecc. La maggior parte degli incidenti avviene tra le mura domestiche. Le ustioni sono classificate in base alla loro gravità. Quelle di primo grado sono le più lievi poiché interessano lo strato più superficiale della cute; le ustioni di secondo grado danneggiano gli strati superficiali e profondi della pelle; mentre le ustioni di terzo grado coinvolgono anche lo strato sottocutaneo. Nella valutazione dell’entità di un’ustione tuttavia, bisogna tener conto anche di altri fattori, come l’estensione della lesione e la prontezza e l’adeguatezza delle terapie effettuate.

Saper riconoscere le ustioni è, quindi, fondamentale per agire in modo corretto ed evitare di peggiorare la situazione. Per questo motivo è stato organizzato il corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club “Le ustioni: classificazione, diagnosi e trattamento”. Il corso, composto da video-lezioni corredate da materiali didattici di approfondimento, si propone di fornire elementi utili a un inquadramento clinico diagnostico di base, insieme alle strategie terapeutiche basilari per un corretto approccio alla patologia. Il corso prevede il superamento di un test di verifica finale.

È fondamentale, infatti, che gli operatori sanitari sappiano affrontare le emergenze in modo adeguato e saper distinguere un’ustione di primo grado da una di secondo o terzo grado. Non bisogna dimenticare che la prognosi di un paziente dipende molto spesso da quello che si fa (o non si fa) nelle prime 48-72 ore.

Come hanno spiegato Rosario Ranno, direttore dell’UOC Grandi Ustioni e Chirurgia Plastica e Maria Giardina, dirigente medico dell’UOC Grandi Rischi e Chirurgia Plastica, entrambe presso l’Azienda Ospedaliera per l’Emergenza Cannizzaro, Catania: “Le ustioni rappresentano un rilevante problema per l’impegno necessario alla loro cura e per gli esiti invalidanti che spesso ne conseguono. I soggetti colpiti, siano essi adulti o bambini, possono necessitare di cure specialistiche con degenze in terapia intensiva, e con esiti cicatriziali invalidanti che possono ridurre il ritorno alla vita sociale per tempi lunghi e talvolta con invalidità permanenti sia fisiche che psichiche”.