Decreto Sostegni Bis: Consulcesi resta accanto agli insegnanti

Anni di precariato in edifici scolastici fatiscenti a gestire classi pollaio: è questa la condizione di migliaia di insegnanti che nei gironi scorsi sono scesi in piazza per protestare contro il decreto sostegno Bis che non ha dato loro risposte soddisfacenti. La scuola dovrebbe essere traino per il cambiamento del paese e invece, è bistrattata e offesa da istituzioni e cittadini. Consulcesi di Massimo Tortorella, primaria realtà di assistenza legale, dopo le manifestazioni del 9 e del 15 giugno, resta accanto agli insegnanti intervenendo nel dibattito giurisprudenziale per promuovere il diritto ad una scuola migliore, seguendo con attenzione l’esame degli emendamenti al decreto sostegni bis dichiarati ammissibili dalla commissione bilancio della Camera. 

“Da un lato si parla di continuità didattica, ma poi la realtà è profondamente diversa – sostengono i legali Consulcesi –   si tengono insegnanti in condizioni di precariato per anni ma poi si chiede loro di accedere e superare concorsi con crocette. Noi riteniamo che questo sistema vada cambiato, perché il merito l’hanno conquistato sul campo, se hanno le carte in regola per avere incarichi annuali allora le hanno anche per diventare insegnanti di ruolo”. 

L’assenza di percorsi abilitanti per gli insegnanti influisce negativamente sulla stabilizzazione futura dei supplenti, per cui è facile prevedere che se non si intraprendono percorsi adeguati la maggior parte delle 112 mila cattedre libere rimarranno scoperte, con il conseguente disagio per le scuole che, oltre ad avere tanti docenti in condizione di precarietà, non possono garantire la continuità didattica di cui si parla da anni. 

Il network legale, dopo aver garantito la propria presenza in piazza con i propri consulenti legali, grazie alla sua esperienza ventennale in ambito di ricorsi ai concorsi pubblici, ha istituito il portale Ricorso Insegnanti per fornire informazioni e promuovere azioni legali mirate ai docenti precari e di ruolo che desiderano vedere riconosciuti i propri diritti.

“La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare” tra i Corsi organizzati da Consulcesi

Poter gestire il paziente affetto da COVID – 19 direttamente da casa diventa un fattore importante per favorire un coordinamento meno faticoso della pandemia, in modo da pesare anche meno sugli ospedali.Tuttavia, per attuare questa strategia, diventa importante trovare una precisa integrazione tra le diverse figure che potrebbero essere coinvolte e seguire procedure standardizzate, condivise e ben delineate. La formazione e l’aggiornamento in tema di COVID per gli operatori socio – sanitari sono le chiavi vincenti per la gestione del paziente a domicilio, in modo da affinare le strategie di strategie per l’assistenza, monitoraggio e cura dello stesso presso la propria abitazione. Questo è l’obiettivo che il corso di formazione professionale Ecm di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare” desidera perseguire. 

A tal proposito, Emanuele Nicastri, direttore della divisione di malattie infettive ad alta intensità di cura e altamente contagiose dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e docente del corso Ecm ha affermato: “La gestione del paziente a casa è fondamentale per ridurre la pressione sugli ospedali”, evidenziando però che “bisogna stare attenti a farlo in maniera appropriata, evitando prima di tutto l’utilizzo di farmaci che andrebbero prescritti solo in ambito ospedaliero”. Tuttavia, seppur sia trascorso oltre un anno dal diffondersi del COVID, l’errore più comune è quello di effettuare prescrizioni mediche inadeguate che, spesso, hanno effetti dannosi sul paziente, portandolo addirittura ad un aggravamento della sua situazione di salute. Nicastri, allora, ha esortato i medici ad “evitare di prescrivere cortisone, antibiotici ed eparina come trattamento per la gestione domiciliare del paziente Covid-19” poiché, ha continuato che si sono rilevate evidenze, secondo le quali “l’uso di cortisone nel paziente che non ha bisogno di ossigeno è dannoso”. In questo caso, ha continuato lo specialista, “vi è un incremento del 19% della mortalità”, poiché “il cortisone prolunga la fase virale e nasconde i sintomi. Ci fa perdere di vista il calo di saturazione che è un parametro fondamentale per decidere il ricovero”. Pertanto, medicinali quali il cortisone e l’eparina, rappresentano trattamenti farmaceutici da poter erogare unicamente in ospedale. Nicastri, poi, ha spiegato che anche l’antibiotico non va somministrato “perché dovremmo immaginare una coinfezione batterica in un paziente Covid-19?”, ribadendo che “solo l’8% dei pazienti ha una condizione batterica e a casa questa percentuale è ancora più bassa”. Infatti, gestire un paziente COVID da casa vuol dire soprattutto dare consigli su stili di vita, quarantena, isolamento e problemi connessi, più che ricorrere a prescrizioni mediche. Pertanto, quando i medici di base o i pediatri si trovano a fronteggiare un caso COVID tra i propri pazienti, devono occuparsi dello svolgimento di diversi compiti. Qualora lo ritengano opportuno, potranno coinvolgere l’ “Unità speciale di continuità assistenziale” (Usca), che hanno come obiettivo quello di collaborare con i medici di famiglia e pediatri nella gestione di pazienti in quarantena o isolamento, che restano nel loro domicilio. Infatti, il controllo quotidiano del paziente a casa e in isolamento è importante, perché almeno il 10-15% dei casi lievi possono aggravarsi in modo repentino e veloce. Diventa importante informare il paziente, educandolo soprattutto all’automonitoraggio, attraverso la misurazione costante della saturazione dell’ossigeno. 

Un suo decremento, infatti, accende una spia e allarma sul decorso negativo della malattia e la possibilità di un esito infelice. Oltre alla saturazione, il paziente può tenere sotto controllo i battiti cardiaci, curando l’idratazione e l’alimentazione. Infine, il paziente potrà essere guidato all’assunzione di una posizione del corpo con la faccia a terra e per agevolare l’attività di respirazione.

Per i sanitari italiani è emergenza turni massacranti.

Tortorella (Consulcesi): “Sommersi da segnalazioni, via alle diffide. Disposti ad aprire dialogo con Istituzioni”

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi: “Siamo stati sommersi da richieste di segnalazioni di medici e operatori sanitari che lavorano più di quanto dovrebbero senza alcun riconoscimento. I turni massacranti lasciano il segno, è il momento di far valere le proprie ragioni così come previsto dalla normativa Ue 2003/88/CE”.

Dodici, quindici o anche venti ore in corsia. Il giorno di riposo un miraggio, le ferie ancor di più. La pandemia, poi, ha esacerbato tutto. A denunciare i turni massacranti a cui sono sottoposti i nostri medici è il network legale Consulcesi, a cui sempre più
camici bianchi si rivolgono per chiedere aiuto. “Siamo stati sommersi da segnalazioni di medici e operatori sanitari che lavorano più di quanto dovrebbero senza alcun riconoscimento per questo sacrificio”, riferisce Massimo Tortorella, presidente Consulcesi. “Quello dei turni massacranti è un problema che va avanti da troppo tempo e che si aggrava concomitanza con la sempre maggiore carenza di medici di cui il nostro paese soffre. È arrivato il momento di aprire un dialogo con le
Istituzioni”. sottolinea Tortorella.
Ieri come oggi, nulla è cambiato. Già più di dieci anni fa l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia per il mancato rispetto della direttiva 2003/88/CE che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori e che stabilisce un orario settimanale massimo di 48 ore, compreso lo straordinario, e un periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive. Pur recependo tale direttiva, dal 2008 al 2015 l’Italia ne ha vanificato gli effetti attraverso la Legge Finanziaria per il 2008*. il 25 novembre 2015 l’Italia si è infatti adeguata, ma solo formalmente, perché nei fatti le
violazioni persistono. Per il periodo precedente a questa data è stato possibile chiedere il rimborso – oltre 80.000 euro per 6 anni di lavoro – sia nel caso in cui le ore lavorate in più non siano state pagate ma fatte rientrare dall’azienda nell’ambito dell’obiettivo di risultato, sia nel caso in cui siano invece state pagate.
Al via le diffide. Già tanti medici e sanitari sono rivolti al network legale e sono partite le diffide, “una strada alternativa, – spiegano i legali Consulcesi, – che permette di avviare da subito un dialogo con le istituzioni prima di passare al contenzioso e poi anche di mettere al sicuro il loro diritto”.
Consulcesi, infatti, mette a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale e tutelarsi tramite diffida per preservare i propri diritti, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.

Club Consulcesi: i Corsi offerti da Consulcesi Club

Il pool legale e Club Consulcesi supporta da oltre vent’anni gli operatori del campo medico e socio – sanitario in Italia, attraverso un variegato ventaglio di servizi ed iniziative, in grado di toccare diversi settori: supporto legale finalizzato al riconoscimento dei diritti, alla rivendicazione di una copertura assicurativa, agevolando un adeguato svolgimento della professione. Accanto al sostegno legale, il pool legale e Club Consulcesi mette a disposizione dei suoi membri una notevole offerta formativa, in grado di soddisfare le esigenze dei professionisti impegnati nel settore medico e socio – sanitario. Il team Consulcesi collabora con il provider dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Age.na.s), che gode dell’accredito ECM in – Formazione n. 2506. 

La piattaforma online di Consulcesi Club ha ottenuto il primo posto nella classifica “The Best Provider ECM” nell’ambito “Formazione a Distanza FAD”, secondo quanto riportato dall’Annuario della Formazione in Sanità 2019. Dal 2002 i professionisti che operano nel comparto sanitario italiano sono tenuti per legge alla formazione professionale continua e permanente. Si tratta di un percorso che si divide di triennio in triennio. Al termine di ciascun triennio, il professionista deve aver conseguito 150 crediti; in caso contrario, rischia una sanzione, che può concretizzarsi secondo diverse forme: avvertimento, censura, sospensione temporanea dall’espletamento della professione (6 mesi o un anno), se non addirittura una radiazione permanente dall’Albo professionale di appartenenza. Vedi: Massimo Tortorella.

Consulcesi, allora, al fine di consentire a tutti gli operatori di ottenere i crediti, organizzandosi nel modo che meglio preferiscono e potendone fruire quando e dove lo desiderano, mette a disposizione sul sito il più grande e variegato catalogo di offerte formative online e a distanza. La piattaforma ospita più di 250 corsi per un totale di 1.000 ECM, suddivisi in 6 collane tematiche: Covid-19, Medicina, Lingue, Manageriale, Sicurezza, Legale. L’offerta formativa digitale di Consulcesi è fruibile secondo 4 diversi formati: ebook, film di formazione, corsi interattivi e corsi multimediali. Inoltre, tutti i corsi sono basati sulla tecnologia blockchain; in questo modo, diventa possibile seguire l’iter della formazione ECM, passo dopo passo, direttamente dal provider Consulcesi. Su ogni documento PDF rilasciato, il Club Consulcesi apporrà sarà una marca temporale su “Ethereum”, una delle più importanti blockchain pubbliche. Si tratta di un sistema basato sulla più assoluta trasparenza, che consente di seguire la realizzazione del percorso, seppur nel rispetto della privacy. L’esperienza formativa rappresentata dall’Educazione Continua in Medicina (ECM) offerta da Consulcesi costituisce un elemento importante per la classe medica e per l’intera classe delle professioni socio – sanitarie, perché consente ai suoi rappresentanti il raggiungimento di tre obiettivi fondamentali: Fronteggiare nel miglior modo possibile ai bisogni dei pazienti; Garantire un’adeguata assistenza di qualità nell’ambito del servizio sanitario; Conseguire un aggiornamento permanente e continuo nel settore. 

Covid: per sanitari turni massacranti e ferie negate, boom di richieste d’aiuto a Consulcesi

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Per i medici gli straordinari sono diventati ‘ordinari’. Siamo al fianco dei nostri eroi affinché ricevano il giusto riconoscimento per i sacrifici che continuano a fare”

Da quando è scoppiata la pandemia, turni massacranti e ferie negate sono diventate la nuova “normalità” per moltissimi operatori sanitari. È così che gli straordinari sono diventati ordinari. Lo denuncia il network legale Consulcesi che da ormai oltre un anno è stato sommerso da una valanga di richieste d’aiuto da parte di sanitari “sfruttati”: il 30% in più dall’inizio del Covid. “I nostri operatori sanitari continuano a essere spremuti e, per di più, non sempre lo fanno in condizioni di sicurezza”, dice Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Con il rischio anche di sacrificare la propria salute fisica e mentale. Tutto questo – aggiunge – senza un adeguato riconoscimento”.
Eppure, se si seguissero le leggi e le Direttive europee, a questi operatori sanitari spetterebbero decine se non centinaia di migliaia di euro.

Che i medici italiani lavorino troppo non è di certo una novità. L’emergenza Covid-19 ne ha solo esasperato le conseguenze. Si tratta di un problema decennale, sui cui il nostro Paese è stato addirittura bacchettato dall’Unione Europea ormai più di dieci anni fa. La direttiva 2003/88/CE, che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori, stabilisce un orario settimanale massimo di 48 ore – compreso lo straordinario – e un periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive. Pur recependo tale direttiva, dal 2008 al 2015 l’Italia ne ha vanificato gli effetti. Ecco perché per molto tempo i medici si sono visti privare di una garanzia riconosciuta a tutti i lavoratori, non solo in spregio alla normativa comunitaria, ma anche in totale contrasto con la letteratura scientifica internazionale.

È stato così fino a quando, su richiesta della Commissione Europea, il 25 novembre 2015, l’Italia si è infatti adeguata. Per il periodo precedente a questa data è stato possibile chiedere il rimborso – oltre 80.000 euro per 6 anni di lavoro – sia nel caso in cui le ore lavorate in più non siano state pagate, ma fatte rientrare dall’azienda nell’ambito
dell’obiettivo di risultato, sia nel caso in cui siano invece siano state pagate. Moltissime le azioni intraprese dai legali di Consulcesi.

Ora la storia sembra ripetersi. Ma questa volta in modo più forte e coinvolgendo un numero di operatori sanitari molto più elevato. Per questo, ancora una volta, Consulcesi ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.

Il nuovo corso di Consulcesi sulla pandemia da COVID – 19

Guido Rasi, Direttore Scientifico di Consulcesi, a margine della web conference “Covid-19: tra vaccini e varianti”, a cui ha partecipato al fianco del Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella, ha evidenziato: “I vaccini sono la migliore arma che abbiamo per contrastare le varianti, sia quelle già note che quelle future. Se vogliamo uscire da questa pandemia dobbiamo vaccinarci con fiducia”. Pertanto, continua Rsi “il mio invito alla vaccinazione va in particolare ai nostri operatori sanitari: fidatevi della scienza, proteggete voi stessi e proteggerete anche i vostri pazienti”. La web conference è stata anche l’occasione per presentare un nuovo corso Ecm, concentrato principalmente sulle attuali questioni sollevate dal diffondersi delle varianti del SARSCoV-2. 

Il corso Ecm, dunque, guida il personale medico-sanitario all’approfondimento delle proprie conoscenze sul COVID – 19, delle sue mutazioni e delle sue varianti. I vaccini, da poco diffusi per combattere e contrastare definitivamente la pandemia, affrontano questa nuova sfida. Sfida che, secondo il team Consulcesi, può essere vinta soltanto attraverso il consolidamento delle conoscenze e delle competenze del personale medico e socio – sanitario. A tal proposito, proprio Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, ha affermato: “Formazione è la parola chiave per uscire dalla pandemia, insieme ai vaccini”, evidenziando che “Consulcesi è impegnata fin dalle prime ore della pandemia in un progetto formativo sul Covid capillare e vario, da ebook a docufilm e sempre aggiornato perché siamo convinti che la scienza vada raccontata bene per creare fiducia e consapevolezza nella popolazione”. La web conference, in particolare, si è concentrata sui seguenti temi: quale differenza ci sia tra le mutazioni e le varianti; una spiegazione dettagliata sulle varianti al momento diffuse; definizione del concetto di “sequenziamento genomico”; l’importanza centrale e fondamentale del tracciamento; come vaccini e terapie agiscano in relazione alla diffusione delle nuove varianti virali. Presentando il corso, Guido Rasi ha effettuato una probabile previsione sui possibili sviluppi che, nel prossimo futuro,  potrebbe avere la pandemia, evidenziando quanto sia importante la campagna vaccinale: “L’EMA ha già autorizzato 4 vaccini ed entro la fine dell’anno ne potrebbero arrivare altri”, considerando che se “facciamo funzionare bene la nostra macchina vaccinale possiamo sperare di ritornare alla normalità già dal prossimo autunno”. Tuttavia, Guido Rasi ha voluto spegnere i facili entusiasmi, aggiungendo che “questo non vuol dire che il nuovo coronavirus scomparirà subito e per sempre”, poiché “continueremo a portare le mascherine, magari in tasca, per essere sempre pronti a indossarle in particolari situazioni, laddove si potrebbero creare pericolosi assembramenti”. Però, Guido Rasi, si è detto convinto che “grazie ai vaccini il virus SARS-CoV-2 avrà i giorni contati”. Il corso si terrà attraverso l’erogazione di una lezione multimediale, che si concluderà con la somministrazione di un test di verifica finale. Inoltre, ogni partecipante potrà godere dell’acquisizione di conoscenze, competenze e informazioni sul sequenziamento genomico dei virus, sulle varianti del SARS-CoV-2, sul loro impatto in ambito clinico, di prevenzione e terapia.

Inquinamento domestico 5 volte maggiore di quello esterni: 10 indicazioni utili per una quarantena più sana

Areare gli ambienti 2-3 volte al giorno, non fumare al chiuso ed evitare accumuli di polvere tra i consigli degli esperti

Chiusi tra le mura domestiche pensiamo di essere al riparo da smog e sostanze nocive ambientali, invece le nostre case sono scatole chiuse che intrappolano inquinanti insieme al calore. Quando usiamo spray, detergenti, profumi, camminiamo su moquette sintetica, fumiamo, respiriamo aria troppo calda, ci sovraccarichiamo con sostanze che si depositano nell’organismo, provocando mal di testa, allergie e problemi respiratori. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) l’inquinamento domestico produce il 60% dell’inquinamento da polveri sottili ed è il più importante fattore di rischio per la salute nel mondo. Anche il CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) stima che le sostanze pericolose con cui veniamo in contatto quotidianamente sono oltre 150 e sono tutte potenzialmente tossiche, veri killer silenziosi. L’inquinamento indoor è circa 5 volte maggiore di quello esterno. 

È questo il tema principale del nuovo corso ECM per professionisti sanitari promosso da Consulcesi Club “Habitat. Medicina ambientale e patologie correlate” che viene riproposto in questo periodo di chiusura a causa dell’emergenza sanitaria, allo scopo di sensibilizzare la popolazione e fornire indicazioni utili a vivere meglio in casa. 

«La salute deve essere priorità – ha dichiarato Cinzia De Vendictis, Medico Anestesista specializzato in sicurezza sul lavoro e Responsabile del corso ECM – Per questo è necessario attivare programmi di prevenzione che migliorino i livelli di conoscenza, comprensione e percezione da parte degli operatori sanitari alla popolazione dei rischi presenti negli ambienti confinati, tradizionalmente considerati “sicuri” come abitazioni, scuola, uffici, ambienti sportivi e ricreativi». Conclude la dottoressa De Vendictis. 

Molto è affidato ai nostri gesti quotidiani, precauzioni e scelte oculate possono fare la differenza. Per questo, dal corso di Consulcesi Club sono state estrapolate 10 indicazioni da seguire per migliorare la salute in casa: 

  1. Aerare gli ambienti più volte al giorno. Aprile le finestre almeno 2-3 volte al giorno per 5 minuti. Ridurre la polvere domestica, spolverare con panno umido 
  2. Evitare detersivi troppo aggressivi i prodotti per la pulizia, preferire invece detersivi naturali ed ecocompatibili. Pulire in assenza dei bambini
  3. Usare aspirapolveri e/o apparecchi di ripulitura dell’aria con filtri ad alta efficienza.
  4. Tenere sotto controllo il livello di umidità in casa: mantenere l’umidità relativa sotto il 50% e la temperatura inferiore a 22°. Individuare indicatori di qualità dell’aria ed eseguire un loro monitoraggio periodico.
  5. Evitare accumuli di libri e giornali.
  6. Vietare la moquette; dove esiste usare anche trattamenti a vapore.
  1. Non fumare al chiuso, anche in assenza dei bambini.
  2. Ridurre l’emissione di sostanze tossiche da apparecchi di riscaldamento e impianti di condizionamento e ventilatori. 
  3. Isolare stampanti laser, fotocopiatrici dagli ambienti domestici in apposite stanze ventilate.
  4. Scegliere complementi di arredo adeguati: scegliere mobili in legno massello, i mobili “etnici” possono essere trattati con sostanze chimiche che, oltre ad evitare formazione di funghi e proliferazione di batteri, si diffondono nell’ambiente domestico. 

Università: test Medicina, ogni anno 18 mila ricorsi per irregolarità

Consulcesi, nella scorsa edizione della prova problemi in 27 atenei su 41

Ogni anno 18mila ricorsi per le irregolarità ai test d’accesso a Medicina. “Garantire una prova d’ammissione equa e meritocratica, inserita in una più ampia riforma del percorso d’ingresso a Medicina che dia riscontro della qualità e del valore effettivo dei candidati, oltre che tenere conto dell’imbuto formativo che ogni anno si viene a creare tra i nuovi laureati e il numero più basso di borse di specializzazione”. A chiederlo è Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, commentando l’annuncio da parte del ministero dell’Università di aumentare di 1.500 i posti disponibili a Medicina. Una cifra, questa, ritenuta troppo alta dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) che, tenuto conto della presenza di almeno 22mila medici già laureati e abilitati a fronte di undicimila posti nel post lauream, lancia l’allarme dell’esplosione dell’imbuto formativo.

Consulcesi, nell’ultima edizione dei test, ha gestito decine di migliaia di richieste da parte di studenti che hanno chiesto l’immatricolazione a Medicina attraverso i ricorsi. Secondo i dati di Consulcesi, il 43% delle anomalie riguarda suggerimenti e movimenti sospetti durante la prova, persone che potevano uscire liberamente, membri della commissione che parlavano con i candidati, plichi manomessi, favoritismi. “E la situazione è diffusa in tutto il Paese con 27 atenei interessati da irregolarità su un totale di 41 atenei”. In questi tempi di pandemia, c’è ancora più attenzione su una professione fondamentale quale il medico e sull’importanza di garantire sia un numero adeguato di risorse al Ssn che una retribuzione adeguate ai futuri medici. Consulcesi “intende impegnarsi perché la Laurea alla Facoltà di Medicina rimanga, come sempre, un traguardo d’eccellenza nell’esperienza curricolare dei giovani medici”.

Più in dettaglio, “gli atenei interessati da irregolarità sono stati 27 nel 2019, su un totale di 41, distribuiti in 21 città. Il 21% delle segnalazioni è arrivato dalle città del Nord, il 36% da quelle del Sud e il 43% da studenti che hanno svolto il test nelle università del Centro Italia. Le città in cui si sono registrate più irregolarità sono Milano (7%), Napoli (10%) e Roma (18%). Il 79% dei ricorsi si registra nel Centro-Sud”.

“Le irregolarità sono diverse ma le principali riguardano l’uso dei cellulari in aula (20%), domande ambigue (16%), ma oltre il 43% delle segnalazioni riguarda suggerimenti e movimenti sospetti durante la prova, persone che potevano uscire liberamente, membri della commissione che parlavano con i candidati, plichi manomessi, favoritismi, identificazione effettuata in modo non aderente alla procedura”.

I consigli degli psicologi per preservare una buona qualità del sonno al tempo del COVID – 19

Consulcesi, team legale da anni al fianco dei medici del personale socio – sanitario, con il sostegno di autorevoli esperti, ha indagato sulle conseguenze che il periodo di isolamento ha provocato sul riposo notturno degli italiani. Infatti, con il timore di contrarre la malattia, il confinamento prolungato, i problemi economici, il domani incerto, riposare con tranquillità è stato ed è a volte un autentico miraggio in questo particolare momento storico. Infatti, stando ad una ricerca effettuata dai diversi Ordini dei psicologi, più di 6 italiani su 10 soffrono d’insonnia o di disturbi del sonno. Questi disagi hanno colpito anche chi, prima dell’epidemia, non presentava problemi nel dormire. Inoltre, in un altro studio promosso dall’Associazione Italiana per la Ricerca e l’Educazione nella Medicina del Sonno (Assirem Ets), si è evidenziato che, dall’inizio del confinamento forzato, molti italiani soffrono di un sonno agitato, trovandosi addirittura a subire risvegli notturni improvvisi, stati d’ansia e angoscia incontrollabile. La ricerca, poi, si è concentrata su un campione di mille connazionali mostrando come si siano modificato gli orari in cui si va a dormire e quelli in cui ci si risveglia, con un differimento di oltre 1-2 ore. La metà delle persone che prima del virus impiegava un quarto d’ora per addormentarsi, adesso impiega molto più tempo. C’è stato un picco di soggetti che lamenta di prendere sonno non prima di un’ora dal momento in cui si è recato a letto e molti altri che hanno dichiarato di dormire meno tempo. Inoltre, oltre la metà degli intervistati ha rilevato come la qualità del sonno sia molto cambiata, giudicandola «abbastanza o molto cattiva». Dalla ricerca è emerso come siano accresciuti i risvegli notturni, poiché 3 persone su 4 si sono svegliate al mattino presto almeno una volta a settimana contro le 4 persone su 10 prima della pandemia. Un picco all’insù si è registrato anche per i soggetti che soffrono di incubi, passati da 1 su 10, prima dell’emergenza coronavirus, a 4 su 10 al momento attuale. Lo psicoterapeuta dottor Giorgio Nardone, co-fondatore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, all’interno nuovo ebook “COVID -19 il virus della paura”, promosso ha affermato come “angoscia, ipocondria e fobie, disturbi diventati molto comuni in questa pandemia possono infatti riflettersi negativamente su tempi e qualità del sonno, innescando un circolo vizioso che peggiora la nostra salute mentale”. Tuttavia, i professionisti del settore hanno suggerito un insieme di consigli da mettere in pratica, perché si possa preservare una buona qualità del sonno. È proprio Luigi Ferini-Strambi, primario del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, a condividere con il pool legale Consulcesi alcuni importanti consigli a riguardo. Il primo suggerimento è quello di «mantenere un normale ritmo sonno-veglia, andando a letto e svegliandosi alla stessa ora ogni giorno», programmando al meglio la routine quotidiana, avendo perciò tempi precisi in cui inserire i pasti, lo studio, lo svago, il lavoro e lo sport. Quest’ultimo è da evitare nelle ore serali, insieme al riposo pomeridiano, perché andrebbe a rovinare il sonno notturno. Un buon sonno è poi da collegare con una buona alimentazione,  “soprattutto a cena, limitando la quantità di cibo e l’apporto proteico”. Inoltre, il professor Luigi Ferini – Strambi consiglia di “evitare l’eccesso di caffeina che ostacola il sonno, e di alcool che causa un sonno leggero e frammentato; evitare di tenere il cellulare vicino al letto, per il disturbo causato dalle notifiche e cercare di allontanare i pensieri negativi nella fase di addormentamento”. 

Consulcesi promuove corsi a distanza per approfondire e incrementare le conoscenze dei professionisti della medicina al tempo del Coronavirus

L’emergenza sanitaria ed il nemico invisibile chiamato Coronavirus hanno indotto medici e personale socio – sanitario ad un continuo aggiornamento per riconoscere e, in un secondo momento, gestire al meglio la malattia. I medici sono le prime sentinelle per riconoscere il Covid-19 ed è indispensabile il loro continuo aggiornamento per la gestione della malattia. La formazione medico – scientifica, sempre vitale ed in evoluzione, oggi si fa ancora più stringente e necessaria con la lotta al COVID, toccando tanti e diversi ambiti: dalla gravidanza alla sicurezza sul lavoro, dai principi da seguire al pronto soccorso alla gestione del paziente allergico e diabetico, molte sono le sfide a cui il personale ospedaliero e medico è chiamato a rispondere. Per soddisfare questa nuova esigenza di informazione e formazione, il pool legale Consulcesi, da anni a supporto dei colletti bianchi e dell’intero personale socio – sanitario, ha approntato una collana di corsi di aggiornamento professionale per i medici, previsti obbligatoriamente per legge e denominati ECM, che hanno come oggetto l’emergenza COVID – 19. Infatti, la pandemia ha stravolto ogni ambito del settore sanitario, poiché tutte le attività, dal più complesso intervento chirurgico alla visita di routine, hanno subito un inevitabile cambiamento, rendendo necessaria una formazione più variegata ed approfondita. La serie di corsi di formazione promossi da Consulcesi rappresenta un ottimo mezzo per incrementare le conoscenze, oltre che una guida completa ed aggiornata a disposizione dei professionisti sanitari per affrontare la pandemia e tutte le sue conseguenze. I diversi corsi di formazione afferiscono ad un progetto formativo più ampio, che prevede un mescolamento tra arte, solidarietà e formazione. Fa parte di questa collana anche il docufilm ‘Covid-19, il virus della paura’. In particolare, il docufilm è arricchito da importanti interventi di esperti del settore, quali Massimo Andreoni, direttore della UOC Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e Giorgio Nardone, psichiatra esperto di psicosi. Massimo Tortorella, presidente del team legale Consulcesi, spiega le motivazioni che hanno spinto il pool di cui è leader a costruire questo itinerario di formazione. A tal proposito, ha affermato: “Dovremo convivere con il coronavirus per molto tempo. Quindi le competenze mediche delle diverse professioni sanitarie, dai medici di base ai pediatri e agli infermieri, se opportunamente formati, diventano un primo filtro necessario per il riconoscimento dei casi e un più attento monitoraggio della situazione”: Inoltre, Massimo Tortorella ha evidenziato come “la formazione è la pedina vincente per uscire dalla fase 2. All’inizio c’era molta confusione, le indicazioni erano contrastanti e poco chiare. Attualmente la comunità scientifica ha raccolto informazioni preziose per contenere la pandemia. Ora più che mai, quindi, sarà la corretta veicolazione della nuova conoscenza a fare la differenza. E se ogni singolo cittadino è chiamato ad informarsi, sono i professionisti sanitari i primi a doversi far trovare preparati, sia per competenza che per responsabilità verso i pazienti e la loro salute”. I corsi, ovviamente, saranno realizzati mediante didattica a distanza, attraverso l’uso di innovative piattaforme digitali. Infine, visitando il sito www.covid-19virusdellapaura.com/#ecm sono disponibili già i primi titoli della serie di corsi online.