Safer Internet Day Consulcesi, l’esperto avvisa: “No a demonizzazione social, TikTok creativo, ma attenzione all’uso eccessivo”

Più di Facebook ed Instagram. È TikTok il social più usato e scaricato al momento. 500 milioni gli utenti che ne usufruiscono, con i Tiktoker più attivi che appartengono ad una fascia d’età compresa tra i 7 e i 16 anni. Da pochi giorni si sono concluse le campagne di sensibilizzazione dedicate al Cyber bullismo, che celebra la Giornata il 7 febbraio, e alla Sicurezza in Rete, ricordata lo scorso 11 febbraio. Il Safer Internet Day, promosso da Consulcesi e inserito nella Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete,  rappresenta un’esperienza formativa dedicata al personale sanitario. Il corso di Consulcesi ogni anno si occupa della questione della dipendenza dalle tecnologie digitali. Quest’anno il Safer Internet Day Consulcesi è stato tenuto dallo psichiatra David Martinelli. Il dottor David Martinelli è specialista in dipendenze dal Web presso il Policlinico Gemelli e responsabile scientifico del corso Fad “Internet & Adolescenti: dal cyber bullismo alla web dipendenza”. Questo corso, sostenuto anche dal Ministero della Salute, è caratterizzato da un progetto educativo e formativo. Il film “Sconnessi”, diretto da Christian Marazziti e mandato in onda anche su Canale 5, fa parte del progetto. Il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella spiega: “La metodologia dei Film Formazione, lanciata in occasione della pandemia Ebola,  è tra le più scelte dai professionisti della sanità per aggiornare le proprie competenze. In particolare, patologie legate a tematiche di grande rilievo sociale e mediatico che generano vere e proprie psicosi collettive, come l’attuale caso del Coronavirus, possono sfruttare la forza comunicativa e narrativa della cinematografia”. Stando ai dati diffusi da un rapporto curato dalla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli – Università del Sacro Cuore, un adolescente su cinque ha stabilito un legame critico con Internet. Le cifre lanciano un allarme, ma il dottor David Martinelli, durante il Safer Internet Day Consulcesi, afferma che è inutile negare o demonizzare il Web o i social. Si tratta di realtà che appartengono alla vita quotidiana, caratterizzata da una rivoluzione digitale in corso, ed investe ogni ambito dell’esistenza umana, compresa la salute. In occasione del Safer Internet Day Consulcesi, il dottor David Martinelli assicura che ostacolare e rifiutare l’utilizzo dei social ai ragazzi è senza senso; può avere controindicazioni rilevanti. Le soluzioni proposte dal dottor David Martinelli per il Safer Internet Day Consulcesi sono la preparazione e l’informazione. Si tratta delle due parole chiave per poter usare la rete in modo responsabile. I primi che devono approfondire la conoscenza nel campo sono i genitori. Secondo il dottor David Martinelli i genitori devono guidare la rivoluzione digital, insegnando ai ragazzi l’uso intelligente dei social. Nel corso del Safer Interner Day Consulcesi, il dottor David Martinelli svela le potenzialità del social cinese TikTok: è creativo, incoraggia alla velocità e al dinamismo. Ha una struttura chiara e semplice, grazie al suo sistema di Intelligenza Artificiale, stimola la produzione di video di durata variabile tra i 15 e i 60 secondi, con sottofondi musicali, filtri ed effetti sonori. I video realizzati con TikTok rappresentano balli, gag comiche e imitazioni musicali in playback. Il dottor David Martinelli, nel corso del Safer Internet Day Consulcesi, invita i genitori a scavare sulle motivazioni per cui i figli sono affascinati dai social, ad osservare e realizzare insieme un video da condividere su TikTok. Durante il Safer Internet Consulcesi, lo psichiatra David Martinelli esorta i genitori a “conoscere i loro gusti e le loro attitudini”, perché “uno dei metodi per evitare che i ragazzi diventino dipendenti da internet è eludere la solitudine e il senso di isolamento e accorciare le distanze tra la figura genitoriale e i figli, facendo un passo verso il loro mondo”. Condivisa la passione per il mondo digital, i genitori dovranno “educare” i propri figli a staccarsi dal virtuale per tornare nel mondo reale, in modo da approfondire amicizie, rapporti interpersonali, colmando il tempo libero di attività edificanti. In occasione del Safer Internet Day Consulcesi, il dottor David Martinelli ha lanciato l’idea di chiudere la connessione per un’intera giornata, come avviene nel film “Sconnessi”. Si tratta di un film presentato presso il Ministero della Salute e che mostra la giornata di una famiglia che trascorre l’intera giornata offline. Il Ministero sta valutando la proposta di lanciare lo #Sconnessiday, idea già avanzata dal team Consulcesi nel 2018, invitando i ragazzi a spegnere smartphone e connessioni per un intero giorno.

Senza formazione a rischio l’assicurazione. Speranza: presto nuovi Ecm

Quasi un medico su due non si aggiorna e la percentuale scende attorno al 30% quando si prendono in considerazione tutti gli operatori sanitari 

Il mancato assolvimento degli obblighi di formazione professionale può avere come conseguenza la mancata copertura assicurativa per il professionista. Per alcuni tipologie di polizza il diritto di rivalsa può essere esercitato nei confronti dell’assicurato qualora l’esercente la professione sanitaria non abbia regolarmente assolto l’obbligo formativo e di aggiornamento. A spiegarlo è Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi che commenta un servizio pubblicato da Panorama dal titolo “I medici ignoranti danneggiano anche te” dal quale prende le distanza: “va a soffiare su quel clima di odio che si respira tra le corsie degli Ospedali di tutta Italia (e non solo) come confermato dell’escalation di denunce e di aggressioni al centro anche degli ultimi casi di cronaca”. 

Tortorella spiega che da tempo è stata sollevata “la bomba dei crediti ECM, l’avevamo anticipato una settimana fa in una lettera chiusa al Ministro della Salute Roberto Speranza e agli Ordini Professionali. Ora, mi auguro che arrivi un chiaro messaggio di rispettare l’obbligo formativo di tutti i Presidenti degli Ordini in vista della scadenza del triennio il 31 dicembre 2019”. I dati riportati “confermano quanto già emerso negli ultimi mesi: quasi un medico su due non si aggiorna e la percentuale scende attorno al 30% quando si prendono in considerazione tutti gli operatori sanitari, ovvero 1 milione e 200mila professionisti. E il 60% di chi si forma è donna, mentre il 40 % sono uomini. Su questo tema anche amato si è già espresso richiamando i colleghi degli altri Ordini a far rispettare l’obbligo”. Dall’articolo emergono altri due elementi: un conflitto di interesse dell’Ordine Professionale, ossia tra chi controlla e chi è controllato ed inoltre, un tentativo di sanatoria a favore dei medici che non rispettano l’obbligo. Nell’articolo viene prima messa in evidenza la stortura del sistema, raccontato così: “a decidere le sanzioni per i colleghi inadempienti sono paradossalmente gli stessi medici che dovrebbero essere sanzionati”. 

La risposta del Ministro non si è fatta attendere: “Medici ignoranti? Un modo di dire da rinviare al mittente, senza se senza ma”. “Abbiamo professionisti di grande qualità – aggiunge Speranza – difendo i medici di questo Paese è penso che purtroppo sono i peggio Pagati in giro per l’Europa. Guai a ad avere un atteggiamento sbagliato sui medici che ogni giorno dedicano la vita per lo servire il Paese, per una missione e per prendersi cura dei nostri pazienti”. “Per la formazione continua – prosegue il ministro – abbiamo una commissione che si riunisce e su questo dobbiamo continuare ad investire: le sfide dell’informazione nel comparto salute richiedono una formazione sempre più di qualità’. Lavorero’ su questo. Punto molto sulla formazione di tutto il personale sanitario”. 

Rimborsi ex specializzandi: verso la transazione

Presentati due subemendamenti per chiudere il contenzioso generato dalla tardiva applicazione delle direttive Ue per la formazione post laurea dei medici specialisti: rimborsi forfettari di 8 e 15mila euro annui 

La lunga vertenza dei medici ex specializzandi entra nella Manovra economica 2020. Due subemendamenti (Atto Senato 1586 – sub emendamento 55.0.2000) propongono infatti la soluzione transattiva su cui si dibatte da tempo per porre fine al contenzioso che sta vedendo da anni lo Stato soccombere di fronte ai ricorsi presentati dai medici che tra il 1978 ed il 2006 non hanno ricevuto l’adeguata remunerazione durante la scuola di specializzazione sebbene questo fosse previsto da precise direttive europee (75/362/CEE, del Consiglio, del 16 giugno 1975, 75/363/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, e 82/76/CEE del Consiglio, del 26 gennaio 1982). La platea degli interessanti dalla vicenda è di circa 118mila medici. Attraverso le azioni collettive promosse in questi anni, il network legale Consulcesi ha fatto riconoscere oltre 500milioni di euro ai suoi assistiti con la prospettiva di un esborso miliardario per le casse pubbliche. Solo negli ultimi mesi, per effetto delle ultime sentenze, Consulcesi ha consentito ad oltre 400 professionisti di ottenere rimborsi per un valore complessivo superiore ai 10milioni di euro. I provvedimenti presentati in Senato vedono il senatore Antonio De Poli (nella foto) come primo firmatario, ai quali si sono aggiunti i colleghi Antonio Saccone, Gilberto Picchetto Fratin, Dario Damiani, Massimo Ferro e Raffaele Fantetti. Viene proposto un indennizzo di 8mila euro per ogni annualità del corso a quanti si sono immatricolati tra il 1978 ed il 1992 e di 15mila euro per gli specializzandi del periodo 93-2006. Alla remunerazione, a titolo fortettario, verrà inoltre aggiunta la rivalutazione monetaria decorrente dall’8 agosto 1991 alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché gli interessi compensativi al tasso legale medio tempore maturati sulle somme rivalutate anno per anno. 

Riguardo la copertura, nei subemendamenti si legge che: “si può attingere al risparmio previsto sui costi annuali della medicina difensiva c.d. “positiva”, stimati in 10 miliardi di euro, pari allo 0,75% del Prodotto Interno Lordo, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, istituita con deliberazione della Camera dei deputati del 5 novembre 2008 e dall’AgeNaS – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in conseguenza della entrata in vigore della Legge 8 marzo 2017, n. 24, disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie, in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 64 del 17 marzo 2017”. «Siamo di fronte ad una grande ingiustizia – commenta il senatore Antonio De Poli -. I due subemendamenti presentati riguardano proprio questo aspetto: il riconoscimento del percorso fatto come specializzandi e l’aspetto economico. Ci auguriamo che questa volta il Governo ci ascolti e finalmente lo Stato italiano riconosca il diritto di migliaia di medici». «La questione ora è ad appannaggio dei Tribunali, ma è corretto che il Parlamento si riappropri del suo ruolo. La soluzione transattiva, già proposta da diversi Ddl in maniera bipartisan e ora inserita in Manovra, consentirebbe ai medici penalizzati di veder riconosciuto il loro diritto – afferma il Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella -. Ne gioverebbe anche lo Stato ed il Sistema Salute con un concreto risparmio di fondi che potrebbero essere reinvestiti proprio nella sanità pubblica, a vantaggio di operatori e pazienti. Abbiamo anche sensibilizzato Bruxelles sul tema, l’abbiamo portata all’attenzione del Parlamento europeo da cui è arrivato uno sprone al Governo a chiudere la vertenza. Questo sta per accadere ed è importante che ora i medici che non lo hanno ancora fatto formalizzino il ricorso per ottenere l’indennizzo».

Ex Specializzandi: nuovi rimborsi in arrivo 2019

EX SPECIALIZZANDI: LA CORTE DI APPELLO DI ROMA RICONOSCE ALTRI 19 MILIONI DI EURO E RIBALTA IL PRIMO GRADO PER 172 MEDICI

La sentenza ha riformato la posizione dei medici che avevano perso in primo grado, aggiungendo ulteriori 4 milioni di euro di rimborsi. Consulcesi: «È la conferma che solo non proseguire nell’azione legale è una sconfitta certa»

Il 12 aprile nuova azione collettiva sulla scia delle ultime sentenze positive: solo nel 2018 rimborsi per 48 milioni

La lunga scia delle vittorie in favore dei medici ex specializzandi continua inarrestabile: con la sentenza 1030 del 13 febbraio 2019, la Corte d’Appello di Roma ha riconosciuto a 490 camici bianchi altri 15 milioni di euro. Ma c’è di più: con la stessa sentenza è stata riformata la posizione di altri 172 medici che avevano perso in primo grado, aggiungendo 4 milioni di euro in loro favore.

La vertenza sui medici specializzati tra il 1978 ed il 2006 che non hanno ricevuto dallo Stato italiano il corretto trattamento economico, nonostante fosse previsto dalle direttive Ue (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), ha visto negli anni la conferma di un diritto ormai consolidato e che viene riconosciuto dai Tribunali di tutta Italia in maniera sempre più celere. Grazie alle azioni collettive portate avanti dal network legale Consulcesi, solo nel 2018, sono stati rimborsati 1521 medici con più di 48 milioni di euro.

Tutto ciò, anche in virtù della pronuncia della Corte di Giustizia Europea (cause riunite C- 616/16 e C-617/16), che ha segnato una svolta storica nella giurisprudenza di questo contenzioso, in base ai cui principi le somme riconosciute ai medici potrebbero essere triplicate. Una partita più che mai aperta, quindi, e che vede ingrossarsi le fila dei medici rimborsati dopo il recente e autorevole parere pro veritate che ha confermato “come non si sia formata la certezza del diritto necessaria per il decorso della prescrizione”, ciò a causa dell’assenza di sentenze e normative chiare ed univoche sulla posizione dei medici immatricolati dal 1978 in poi.

«È la conferma – sottolinea Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi – che solo non proseguire nell’iter giudiziario rappresenta una sconfitta certa: per questo è importante insistere per la tutela dei propri diritti. Invitiamo, quindi, i medici che vogliono aderire all’azione collettiva del 12 aprile a contattare i nostri oltre mille consulenti che rispondono al numero verde 800.122.777 e direttamente sul sito internet www.consulcesi.it».

Ufficio stampa Consulcesi [email protected] 328.4812859 – 340.8293082

Consulcesi premia i migliori ricercatori italiani

Giovani ricercatori italiani protagonisti in UK: Consulcesi premia i migliori a Londra

Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi Group: «Riduttivo considerare i ricercatori italiani all’estero dei ‘cervelli in fuga’, sono gli ambasciatori del nostro sapere scientifico nel mondo»

Giovani ricercatori italiani protagonisti in Gran Bretagna per la qualità del lavoro portato avanti nelle migliori Università inglesi, in un ambiente accademico tra i più competitivi e prestigiosi del mondo. Nella sede dell’Ambasciata d’Italia a Londra, il Gruppo Consulcesi, realtà di riferimento per la tutela legale e la formazione di oltre 100mila medici, insieme a Farmaco Italiano, società che mette in contatto le farmacie italiane per offrire medicinali agli italiani all’estero (attraverso il portale web www.farmacoitaliano.co.uk), ha
consegnato il premio “Italy Made Me” a due studiosi: Serena Lucotti, oncologa all’Università di Oxford e Luca Peruzzotti-Jametti, ricercatore di genetica a Cambridge. Giunto alla sua quarta edizione, il riconoscimento, promosso dalla stessa sede diplomatica, è destinato a giovani italiani che abbiano compiuto
almeno parte del loro percorso formativo in Italia prima di approdare in UK. L’Ambasciata ha coordinato con l’Associazione degli Scienziati italiani nel Regno Unito (AISUK) e la Italian Medical Society of Great Britain (IMSOGB) il processo di selezione dei progetti di ricerca, attraverso scelte passate poi attraverso il filtro finale di una giuria accademica.
Durante la cerimonia di premiazione, alla presenza dell’ambasciatore Raffaele Trombetta, è intervenuto il Presidente di Consulcesi Group, Massimo Tortorella: «Vorrei congratularmi di cuore con questi ragazzi. Lasciare il proprio Paese non è mai una scelta semplice, ma ottenere un riconoscimento come questo è senz’altro una bella ricompensa per tutti i sacrifici sostenuti in questi anni da loro e dalle loro famiglie. Noi siamo da sempre al fianco dei giovani, sostenendo gli aspiranti studenti di medicina, gli specializzandi e i giovani professionisti. È riduttivo – conclude Tortorella – considerare i giovani ricercatori all’estero dei ‘cervelli in fuga’. In realtà, sono gli ambasciatori del sapere italiano nel mondo, e rappresentano il network scientifico globale del futuro».

Blockchain, la proposta Consulcesi sui migranti

Migranti, la proposta di Consulcesi Tech: Blockchain per identità digitale e tracciabilità sanitaria garantisce inclusione sociale e sicurezza

Blockchain per l’identità digitale e la tracciabilità sanitaria dei migranti che arrivano nel nostro Paese. È la soluzione che Consulcesi Tech, hi-tech company specializzata in soluzioni all’avanguardia legate alla Blockchain, propone alle istituzioni nazionali e internazionali.
Nel mondo ci sono 1 miliardo e 100 milioni di persone che non hanno documenti per provare la loro identità. Come molti rifugiati, sfollati o profughi che fuggono a causa di guerre, persecuzioni o disastri. A pagare il prezzo di questa privazione è un sesto della popolazione mondiale, composto per un terzo da minori.
«Per i migranti avere un’identità digitale è un diritto umano fondamentale, che consente di coniugare inclusione sociale e sicurezza», spiega Andrea Tortorella CEO di Consulcesi Tech. «Grazie alla nostra expertise, – sottolinea –
l’Italia potrà essere un Paese all’avanguardia nella corretta gestione dei flussi migratori, a partire dalla registrazione dei dati sanitari di chi sbarca sulle nostre coste per una corretta presa in cura, anche in caso di successivi spostamenti in altri Paesi».
«Il caso dell’allontanamento dei migranti da Rocca di Papa – commenta Andrea Tortorella – dimostra quanto sia urgente e necessaria una svolta tecnologica nella filiera dell’accoglienza: la Blockchain semplifica il processo di riconoscimento dello status di rifugiato, ad oggi ancora estremamente burocratizzato, e permette ai Paesi ospitanti di accertare la provenienza, e quindi garantire i diritti, di queste persone. Il fenomeno migratorio – conclude – oggi più che mai è al centro dell’agenda politica, ed è il momento di affrontare questa sfida a fianco delle istituzioni, attraverso soluzioni che sono già realtà all’estero, che miglioreranno la qualità di milioni di persone, garantendo legalità e sicurezza».

Aggressioni ai medici: i luoghi più a rischio

GLI 8 CAMPANELLI D’ALLARME E I LUOGHI PIÙ A RISCHIO
CONSULCESI: «SITUAZIONE INACCETTABILE, AUMENTARE SICUREZZA STRUTTURE SANITARIE PUNTANDO ANCHE SU FORMAZIONE» – ON LINE IL CORSO ECM FAD

Accesso senza restrizione di visitatori nelle strutture sanitarie, lunghe attese, carenza di personale: ecco i principali fattori che possono scatenare atti di violenza. I luoghi più a rischio: la rete di emergenza-urgenza ma anche sale d’attesa e i servizi di geriatria

Come nascono le aggressioni al personale medico-sanitario? Una domanda che potrebbe suonare provocatoria, ma che non lo è affatto: ci sono specifici fattori e luoghi che mettono a rischio i nostri camici bianchi, ormai costretti a operare in condizioni di pericolo costante. Infatti, secondo dati Inail, confermati dal Ministero della Salute, ogni anno si registrano 1200 episodi di violenza nei confronti degli operatori della Sanità, e nel 70% dei casi le vittime sono donne, soprattutto guardie mediche.

Consulcesi Group, realtà da sempre al fianco dei medici, lancia un appello affinché la situazione vessatoria in cui operano gli operatori sanitari, trovi l’adeguato livello di attenzione e soprattutto risposte concrete. I
fenomeni di violenza, infatti, non nascono per caso ma in precisi contesti caratterizzati da fattori che rappresentano veri e propri campanelli d’allarme:
1. L’aumento di pazienti con disturbi psichiatrici acuti e cronici dimessi dalle strutture ospedaliere e residenziali;
2. La diffusione del fenomeno di abuso di alcol e droga;
3. L’accesso senza restrizione di visitatori presso ospedali e strutture ambulatoriali;
4. Lunghe attese nelle zone di emergenza o nelle aree cliniche, con aumento della frustrazione in pazienti e accompagnatori;
5. Ridotto numero di personale durante alcuni momenti di maggiore attività (trasporto dei pazienti, visite ed esami diagnostici);
6. Servizi di assistenza in luoghi dislocati sul territorio ed isolati, quali i presidi territoriali di emergenza o continuità assistenziale, in assenza di telefono o di  altri mezzi di segnalazione/allarme;
7. Mancanza di formazione del personale medico-sanitario nel riconoscimento e controllo dei comportamenti ostili e aggressivi;
8. Scarsa illuminazione delle aree di parcheggio e delle strutture.

Da segnalare, inoltre, che i medici e gli operatori più a rischio sono quelli che operano nelle seguenti aree:

1. La rete di emergenza-urgenza;
2. Strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali;
3. Luoghi di attesa;
4. Servizi di geriatria;
5. Servizi di continuità assistenziale.

Queste e altre utili informazioni sono contenute nel corso FAD (Formazione a Distanza) del provider ECM 2506 Sanità in-Formazione dal titolo “Rischio aggressione nel luogo di lavoro”, realizzato in partnership con
Consulcesi Club e on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it
«L’escalation di aggressioni e violenze, ormai all’ordine del giorno, impone una soluzione immediata per arginare un fenomeno pericolosamente dilagante. Non è in alcun modo accettabile che questa vergognosa situazione diventi la norma: occorre puntare sulla formazione per prevenire le aggressioni e proteggere il personale sanitario», commenta Consulcesi.

Rivoluzione “Rosa” nella formazione ECM Donna, medico di base e del Centrosud

L’identikit del medico “Primo della classe”

Dal sondaggio realizzato da Consulcesi emerge anche un altro dato interessante: i medici più esperti sono i più attenti all’aggiornamento. E anche per loro la metodologia più utilizzata è la Fad

Svolta in rosa nella formazione ECM, soprattutto nelle nuove modalità a distanza. A rivelarlo, forse a sorpresa, un sondaggio effettuato da Consulcesi, leader nell’assistenza legale in Sanità, su una platea di 1602 medici in regola con l’obbligo ECM. A poche settimane di distanza dalla scadenza della proroga fissata al 31 dicembre 2017 per completare il triennio formativo 2014-2016, grazie all’indagine Consulcesi, è possibile tirare le somme su chi sono i camici bianchi più attenti all’Educazione Continua in Medicina.

I MEDICI ESPERTI PIÙ DEDITI ALLA FORMAZIONE.
In riferimento al dato anagrafico, emerge con chiarezza che i medici più assidui nella formazione sono quelli dai 46 ai 60 anni (il 48% degli intervistati) seguiti dagli over 60 (33%). Percentuali che evidenziano la necessità, da parte dei camici bianchi che già da anni esercitano la professione, di essere aggiornati su tecnologie innovative, approcci terapeutici e – in generale – nuove patologie.

DONNE IN POLE POSITION.
Forse a sorpresa, in un quadro che ancora vede la professione medica a prevalenza maschile, il primato delle donne nella formazione (51% dei casi). Una “svolta in rosa” evidentemente correlato alla sempre maggiore presenza delle donne medico, soprattutto nelle nuove generazioni.

IL CENTRO-SUD PREVALE.
La distribuzione geografica dei medici più formati è piuttosto omogena, ma mostra comunque una prevalenza del Centro-Sud: Lazio (18%), Campania (15%), Sicilia (10%), Puglia (8%) e Calabria (5%) sono le Regioni di provenienza di più della metà degli intervistati; significativi, comunque, anche i dati del Nord, Lombardia in primis (15%).

I PIÙ BRAVI SONO I MEDICI DI MEDICINA GENERALE.
Altro elemento significativo è rappresentato dal fatto che sono i medici di Medicina Generale i più assidui nella formazione (17% degli intervistati). Nella “top 5” delle specializzazioni attente all’ECM troviamo anche Anestesia e Rianimazione (15%), Chirurgia Generale (13%), Pediatria (11%) e Ginecologia e Ostetricia (9%).

VINCE LA FORMAZIONE A DISTANZA.
Complice la diffusione delle nuove tecnologie, la maggioranza dei medici “primi della classe” ormai punta sulla Formazione a Distanza (FAD); il 63% la preferisce alla formazione blended (mista), ai corsi residenziali e alla formazione sul campo.

Terrorismo: l’Inghilterra in stato di assedio. Da Londra la testimonianza dell’imprenditore italiano Massimo Tortorella

 

11 settembre 2001, quattro aerei di linea vengono dirottati nei punti nevralgici degli Stati Uniti d’America, causando la morte di circa 3000 persone ed il ferimento di oltre 6000, oltre che il crollo dei simboli economico-commerciali degli USA, le Torri Gemelle. 11 settembre 2001, il giorno in cui cambiò senza appello, l’ordine mondiale ed è stata condannata a morte la civiltà. E’ riduttivo, senza alcun dubbio, far risalire la “secolare” questione mediorientale a quel maledetto 11 settembre, ma non è possibile negare che sia proprio quella la data che ha dato il via all’ inasprimento delle rimostranze e degli atti di forza di fazioni dell’islam radicale in continua crescita. Al Qaida prima, l’ISIS poi, sono diventati i “nuovi mostri” della porta accanto; ciascuno di noi ne subisce l’azione e che sia in modo diretto o collaterale, subiamo in una misura in cui non è più possibile pensare di “non farne parte”. Chi siano poi i veri mostri saprà dircelo la storia, non è questa la sede per prendere parte di uno schieramento, ma è questa la sede per ricordarci di un dolore globale che ci unisce inevitabilmente tutti.

12 ottobre 2002, nell’isola indonesiana di Bali perdono la vita 202 ragazzi per mano di attentati terroristici all’interno di un locale nella zona di Kuta, rinomata località turistica dell’isola. L’attentato è rivendicato da un’organizzazione vicina ad Al Qaida. 11 marzo 2004, Madrid viene messa a ferro e fuoco da dieci bombe poste all’interno di 4 treni. Muoiono 191 persone, colpite nella loro quotidianità. 2000 sono i feriti. Anche qui, l’attacco viene rivendicato da Al Qaida

7 luglio 2005, è la volta di Londra. Quattro attacchi all’ora di punta, distruggono tre treni della Tube ed un bus a due piani: 56 morti e 700 feriti. Attacco rivendicato da un gruppo vicino ad Al Qaida. Tra il 26 ed il 29 novembre del 2008 ad essere presa di mira è l’India. Vengono assaltati alberghi di lusso e dunque turistici, la stazione ferroviaria ed un centro ebraico di Mumbai. Il bollettino è di 166 persone morte.

Tra il 21 ed il 24 settembre del 2013 un commando assalta, in Kenya, il centro commerciale Westgate a Nairobi. 67 le vittime e attentato rivendicato dal gruppo estremista Al Shebab. Sempre in Kenya perderanno la vita altre 148 persone (tutti studenti), il 2 aprile del 2015, per mano dello stesso gruppo. In quell’occasione venne assaltata l’Università di Garissa.

Gennaio 2015: inizia la via crucis infinita della Francia, ancora oggi mirino “preferito” degli estremisti e centro nevralgico di formazione per migliaia di giovani fighters. Due uomini armati fanno irruzione nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, uccidono 12 persone. Il giorno dopo viene uccisa una poliziotta poco fuori Parigi, l’assalitore prenderà poi in ostaggio delle persone all’interno di un supermercato kosher, uccidendone quattro.

Purtroppo per la Francia, il peggio sarebbe dovuto ancora arrivare e quel peggio lo ricorderemo per intere generazioni: 13 novembre 2015. Durante quella frenetica giornata, l’organizzazione terroristica dell’ISIS prepara una serie senza precedenti di attentati che porteranno alla morte di 130 persone e al ferimento di 350. Le zone colpite saranno in tutto 6, tra il decimo e l’undicesimo arrondissement di Parigi. Vengono colpiti bar e ristoranti all’aperto, lo Stadio de France ove era in corso la partita Francia-Germania e la sala concerti Bataclan che registra le maggiori perdite, 89.

Il 2015 è decisamente un annus horribilis, vengono infatti colpite anche, nell’ordine, Tunisia, Turchia, Egitto e Libano. In Tunisia viene colpito un resort sulla spiaggia di Sousse il 26 giugno, quando uno studente armato di kalashnikov uccide 38 turisti. In Turchia vengono uccise 102 persone con attacco kamikaze alla stazione ferroviaria di Ankara, il 10 ottobre. Sempre ad ottobre, il 31, in Egitto si schianta un Airbus russo partito da Sharm el-Sheikh. Moriranno 224 persone per il più grave disastro aereo nella storia della Russia. A rivendicarlo è sempre l’ISIS. In Libano si registrano infine 44 morti per un attacco firmato ISIS a Beirut, contro il movimento sciita libanese Hezbollah. Se il 2015 è stato un anno di terrore, non va meglio al 2016, anno in cui cambiano le modalità di attacco da parte degli attentatori ISIS, ma non la sostanza. Non vengono utilizzate bombe e kamikaze per uccidere ma i simboli della vita quotidiana di ciascuna persona: le automobili.

E’ il 14 luglio 2016, giorno di festa nazionale per la Francia. A Nizza, vanno in scena i noti festeggiamenti sulla Promenade Des Anglais che culmineranno con gli spettacolari e tradizionali fuochi artificiali. Quella tradizione però non verrà rispettata perché un autocarro si farà strada poco prima, tra la folla, a tutta velocità investendo volontariamente centinaia di persone. I morti saranno 86 a fronte di 302 feriti.

La stessa dinamica verrà poi ripetuta a Berlino, nella notte del 19 dicembre 2016. Un autoarticolato piomba su un mercatino di Natale uccidendo 12 persone e ferendone 56. Il 22 dicembre, l’attentatore Anis Amri viene trovato ed ucciso in Italia, a Sesto. Nel mese di marzo del 2016 tocca anche a Bruxelles ed Istanbul, per altri morti da piangere e mostri da combattere. Siamo nel 2017 e gli attacchi terroristici non si fermano, continuano anzi a colpire senza tregua l’Europa, senza considerare i quotidiani attacchi perpetrati in tutte le altri parti del mondo (da citare la questione siriana che meriterebbe un capitolo a parte, la situazione irachena, del Kurdistan, della Nigeria, tanto per dirne alcune).

Tra marzo e settembre il terrore inizia a diventare in modo inquietante sinonimo di una grande Capitale europea: Londra. La Gran Bretagna diventa inevitabilmente il bersaglio più colpito considerando l’arco temporale degli attentati e le conseguenze riportate. E’ il 22 marzo, nei pressi del ponte di Westminster di Londra un’auto impazzita falcia i pedoni uccidendone 4 e prosegue la corsa fino a Parliament Square, nelle vicinanze di Palazzo Westminster. Morirà un agente di polizia, accoltellato a morte dall’attentatore Khalid Massod. Di nuovo un’auto, di nuovo morte, di nuovo ISIS. Il 22 maggio sarà il turno di Manchester, un attacco suicida uccide 23 persone e ne ferisce 122 durante il concerto della pop star Ariana Grande. Il 3 giugno viene presa di mira la zona pedonale del London Bridge: tre uomini a bordo di un furgoncino investono dei passanti per poi scendere per accoltellarne altri. Moriranno 8 persone.

Per Londra non è finita, il 16 settembre 2017 infatti, un nuovo attentato di matrice islamista colpirà la zona 2 della città. Nel mezzo ci sono gli attentati di Parigi del 20 aprile, ove perde la vita un agente accoltellato, e quello di Stoccolma del 7 aprile, quando muoiono 5 persone travolte dall’ennesimo camion lanciato sulla folla di Drottninggatan. Leggendo rapidamente questa “piccola” e sicuramente non esaustiva cronistoria, manca (fortunatamente) il nostro Bel Paese, risparmiato quanto meno in modo diretto, dalle azioni terroristiche dell’ISIS (se intenzionalmente o meno, qualcuno in futuro saprà spiegarcelo, ma non ci addentreremo in questa sede ad azzardare ipotesi sul perché l’Italia non venga colpita).

Il fatto che il nostro Paese non abbia dovuto sopportare lo strazio degli attenati, non mette purtroppo al riparo gli italiani dalle terribili conseguenze degli stessi. Sono molte le vite italiane perse negli attentati verificatisi in Europa e nel mondo. Sono infatti milioni i connazionali che vivono e lavorano all’estero e che diventano uniche fonti utili e testimoniali di ciò che accade in “un lontano da noi” che poi tanto lontano non è.

Uno di questi è l’imprenditore italiano Massimo Tortorella, presidente del gruppo Consulcesi, che ha scelto Londra come città d’azione per sé e per la propria famiglia. È proprio Massimo Tortorella a raccontare alle tv di informazione italiane quanto accaduto il recente 16 settembre a Londra, nella linea verde (District Line), all’altezza della stazione di Parsons Green, zona 2 della città londinese. Un grazie va lui e a tutte le famiglie italiane che vivono all’estero, per garantire quel ponte di fratellanza e aggiornamento costante tra il nostro Paese e tutti gli altri colpiti dall’odio.

Erano le 8.30 quando improvvisamente all’interno di un vagone della Tube, fermata Parsons Green, esplode un ordigno fortunatamente “improvvisato” che ha ferito 29 persone, nessuna in modo grave. La tragedia è stata evitata grazie ad un innesco anticipato del timer, segno che l’attentato terroristico fosse stato preparato in modo frettoloso e probabilmente non da un commando “professionista”. Il colpo di fortuna nasconde però un’inquietante verità: il terrorismo è divenuto capillare, dematerializzato, liquido. Non agisce più attraverso cellule organizzate ma si nutre di “cani sciolti” a cui bastano pochi tutorial su internet per preparare ordigni, armi e pianificare azioni di morte spesso (fortunatamente) balbettanti. Un attentato è comunque un attentato, anche laddove non si registrano vittime, ecco perché la premier britannica Theresa May ha annunciato l’innalzamento dell’allerta nazionale.

Massimo Tortorella rappresenta il volto di migliaia di italiani che si ritrovano, inconsapevolmente, a far parte di un disegno inaspettato, violento e contro cui l’unica arma possibile è forse il fato, quel destino di cui spesso parliamo senza comprenderne davvero l’entità. L’imprenditore italiano si è trovato nel classico posto sbagliato, nel momento sbagliato, con l’unica “colpa” di assolvere il suo ruolo di padre. Nel mentre avveniva l’attentato infatti, Massimo Tortorella stava accompagnando i suoi figli a scuola. Questione di attimi e la tragedia è servita. È lo stesso imprenditore ad avvalorare la tesi secondo cui il terrorismo è ormai ovunque, in modo troppo fluido per essere “anticipato” o anche semplicemente “annusato”. Massimo Tortorella 7 anni fa si sposta dal centro di Londra in zona 2, riflettendo proprio sui numerosi attacchi che colpiscono il cuore della città londinese. Oggi, intervistato da Sky, Rai, Mediaset, ammette di non sentirsi al sicuro nemmeno in quella zona che avrebbe invece dovuto garantirgli più serenità.

La domanda a questo punto è univoca: esiste o esisterà più un luogo in cui sentirci finalmente sicuri?

Formazione dei medici ed immigrazione

«La formazione dei medici che si trovano ad avere pazienti immigrati è fondamentale oggi per riuscire a garantire effettivamente il loro diritto alla salute. La collaborazione tra il servizio pubblico e il privato sociale è la via giusta per fare accedere quante più persone, e in particolare i rifugiati, spesso portatori di grandi vulnerabilità, alla prevenzione, all’emersione e alla cura».

A parlare è Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli di Roma, sede del secondo corso di Educazione Continua in Medicina “Salute e Migrazione curarsi e prendersi cura”, tenutosi tra il 19 ed il 22 settembre 2017.

Il corso fa parte del progetto “Sanità di Frontiera”, voluto dall’Osservatorio internazionale per la Salute (OIS) di cui è fondatore, tra gli altri, Massimo Tortorella, leader del Gruppo Consulcesi.

I 4 giorni di corso hanno visto avvicendarsi moltissime importanti personalità del settore medico, tra cui esponenti di Ministero degli Interni, Ministero della Salute, OIM, OMS, Save the Children, UNHCR, INMP, SIMM, Caritas, MSF, Croce Rossa Italiana, Istituto Superiore di Sanità, Centro Astalli, ASGI

(Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione). Le richieste di partecipazione sono state oltre 600, un successo se si pensa soprattutto alla delicatezza e sensibilità delle tematiche affrontate.

Sulla migrazione infatti, che se ne parli politicamente o culturalmente, esistono pareri contrastanti spesso forti, a volte violenti che non ci danno modo di comprendere appieno come affrontare la “questione”, soprattutto in termini medici.

Ciò che è importante sapere e dunque riconoscere è che il migrante arriva a seguito di un lungo viaggio a cui spesso molti non sopravvivono, ed arriva con un bagaglio psico-fisico compromesso e soprattutto complesso. Saper come gestire tale difficoltà è importante al fine di superare le barriere culturali che ci imponiamo, creando invece consapevolezze, ponti e nuove risorse. Non è un caso che ad avallare il progetto Sanità di Frontiera di OIS, ci sia il Santo Padre, Papa Francesco, motivo di grande orgoglio per lo stesso Massimo Tortorella e Consulcesi, gruppo che ha attivato tra le altre cose un corso FAD (formazione a distanza), per consentire a tutti i medici di completare il proprio percorso formativo in tema di migrazione.