Per i sanitari italiani è emergenza turni massacranti.

Tortorella (Consulcesi): “Sommersi da segnalazioni, via alle diffide. Disposti ad aprire dialogo con Istituzioni”

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi: “Siamo stati sommersi da richieste di segnalazioni di medici e operatori sanitari che lavorano più di quanto dovrebbero senza alcun riconoscimento. I turni massacranti lasciano il segno, è il momento di far valere le proprie ragioni così come previsto dalla normativa Ue 2003/88/CE”.

Dodici, quindici o anche venti ore in corsia. Il giorno di riposo un miraggio, le ferie ancor di più. La pandemia, poi, ha esacerbato tutto. A denunciare i turni massacranti a cui sono sottoposti i nostri medici è il network legale Consulcesi, a cui sempre più
camici bianchi si rivolgono per chiedere aiuto. “Siamo stati sommersi da segnalazioni di medici e operatori sanitari che lavorano più di quanto dovrebbero senza alcun riconoscimento per questo sacrificio”, riferisce Massimo Tortorella, presidente Consulcesi. “Quello dei turni massacranti è un problema che va avanti da troppo tempo e che si aggrava concomitanza con la sempre maggiore carenza di medici di cui il nostro paese soffre. È arrivato il momento di aprire un dialogo con le
Istituzioni”. sottolinea Tortorella.
Ieri come oggi, nulla è cambiato. Già più di dieci anni fa l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia per il mancato rispetto della direttiva 2003/88/CE che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori e che stabilisce un orario settimanale massimo di 48 ore, compreso lo straordinario, e un periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive. Pur recependo tale direttiva, dal 2008 al 2015 l’Italia ne ha vanificato gli effetti attraverso la Legge Finanziaria per il 2008*. il 25 novembre 2015 l’Italia si è infatti adeguata, ma solo formalmente, perché nei fatti le
violazioni persistono. Per il periodo precedente a questa data è stato possibile chiedere il rimborso – oltre 80.000 euro per 6 anni di lavoro – sia nel caso in cui le ore lavorate in più non siano state pagate ma fatte rientrare dall’azienda nell’ambito dell’obiettivo di risultato, sia nel caso in cui siano invece state pagate.
Al via le diffide. Già tanti medici e sanitari sono rivolti al network legale e sono partite le diffide, “una strada alternativa, – spiegano i legali Consulcesi, – che permette di avviare da subito un dialogo con le istituzioni prima di passare al contenzioso e poi anche di mettere al sicuro il loro diritto”.
Consulcesi, infatti, mette a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale e tutelarsi tramite diffida per preservare i propri diritti, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.